le altre parole

Le altre parole sono quelle che non si dicono nello spazio concreto degli incontri, sono quelle che sfuggono all'attimo, ma si raccolgono tra la sabbia del "volevo dire", sono le frasi che possono colorare di rosso le guance e per questo si preferisce scriverle, sono i racconti che hanno bisogno di tempo, sono il filo di lettere che cerca di tenere collegati due momenti distanti, sono le parole che hanno bisogno di restare fisse e ben visibili da tutti... scrivi a mirkoartuso@libero.it

30.10.06

I passi. Oltre ai quaderni

L'esercizio dei dialoghi con i quaderni è stato sviluppato. In contemporanea al dialogo come lo abbiamo fin'ora svolto (leggi il post "Quaderni per dialogare"), si è aggiunta la scrittura del "non detto". Mentre ci si mostrano le pagine per procedere nel dialogo, allo stesso tempo si scrive su un foglio a parte, la trascrizione del dialogo stesso più alcune considerazioni. Le considerazioni sono come il pensiero interiore, tutto quel che non si dice mentre ci si parla.
Ognuno ha poi letto la propria trascrizione del dialogo con in aggiunta il proprio pensiero interiore.
Come ultimo passaggio ci siamo ripromessi di trascrivere il tutto ricomponendo il tutto come se fosse un testo narato in prima persona, dove quello che era il pensiero interiore si trasforma nel parlare del narratore e il dialogo resta il dialogo tra i personaggi.
Qui sotto un primo risultato (la trascrizione di Elena del dialogo avuto con Rachele ed Agnese).

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Seduta sopra due pietre sotto un albero talmente striminzito da non far nemmeno ombra, rimugino sulle mie sventure.
Due giovani ragazze si avvicinano, penso per farmi una domanda, in realtà iniziano a parlare tra loro.
- Mi puoi aiutare? – chiede la biondina che ho scoperto poi chiamarsi Elisa
- Hai bisogno di un passaggio? – risponde la bruna Agnese
- No! –
- Di cosa hai bisogno? -
Comincio ad innervosirmi, cosa parlano così vicino a me? Ora intervengo e vedo se posso ricavarane qualcosa di buono.
- Beh, com'è andato il viaggio? – Vediamo se in questo modo riusciamo a capirci un po'.
Agnese, si gira di scatto e sgrana gli occhi quasi allibita dicendomi:
- Non trovi limitante dare un nome alle cose? –
Oh! Finalmente, ora entriamo in discorsi in cui sento di ritrovarmi.
Elisa pare perplessa e confusa tanto che urla:
- Pronto... mi sono persa! –
- Ti consiglio di prendere una mongolfiera fino alla prima stazione di cammelli – le risponde Agnese quasi seccata o forse immagino io che sia seccata.
Ora provo a riprendere in mano la situazione...
- Ieri ho conosciuto un uomo molto particolare, abbiamo parlato tanto... vorrei rivederlo... mi aiutate a ritrovarlo? – Cavolo, penso, speriamo lo facciano, è importante per me perché mi ha rubato il portafoglio.
- Si! – risponde con impeto Agnese
- Sei sola? - chiede timidamente Elisa
- Perché? - Non capisco perché vuole saperlo poi
- Per farmi gli affari tuoi – risponde candidamente
- Ok, allora se stiamo condividendo, nessuno di noi è solo, almeno in questo momento – Agnese con questa affermazione mi riempie il cuore di gioia tanto che non posso trattenermi e sospirando dico:
- Sono talmente felice che non sarei dispiaciuta se il mondo finisse qui – condividere un pezzo del proprio cammino con altri è estremamente importante.
- Benissimo! - esclama Agnese con occhi gioiosi
- Quindi? – chiede Elisa già pronta ed attiva
- Arrivi alla rotatoria e prendi la seconda a sinistra – consiglio io fiduciosa del fatto che forse in questo in modo arriviamo all'uomo.
Agnese interviene con parole che arrivano dritte al cuore:
- Certi viaggi occorre avere il coraggio di affrontarli altrimenti si resta FERMI! -
Sante parole cara Agnese. Non mi trattengo e dico loro: - Piangerei!! -
Agnese sbotta un po' e mi si rivolge dicendo: - Questo tuo buttarti via mi delude moltissimo –
Ma perché, penso, non mi pare di buttarmi via anzi, spesso mi prendo troppo sul serio e rovino le situazioni sul nascere. Quindi, per alleggerire l’atmosfera le guardo e dico:
- Sopra la panca la capra canta, sotto la panca la capra crepa – Quale capra poi penso tra me e me...
Elisa ormai provata ci guarda interrogativa e annuncia con fare solenne: - Io non parlo –
Ecco penso, non ci stiamo più muovendo, tento di recuperare con un timido: - Siamo un po' "sotto tono"? –
Elisa si riprende e sorridendo un po' ironicamente suggerisce: - Non si può avere uova gallina e sedere caldo –
Agnese è ormai stanca della conversazione, lo vedo dal suo sguardo e risoluta si congeda con un fantastico: - D'accordo, restiamo in contatto! –
Beh penso con rammarico, si dice poi sempre così vero? Poi non ci si vede più è un film che ho già visto parecchie volte... ed intanto non ho ritrovato l'uomo di ieri.

26.10.06

I passi. Collage Fine-Moore

Esercizio: costruire un dialogo utilizzando parti di dialogo presenti in due libri diversi.
L’autore: Agnese
I personaggi:
Lui è "Lo diciamo a Liddy" (di Anne Fine)
Lei è "Anagrammi" (di Moore)
Situazione: Lui e Lei, al telefono.


Lui: Mi ami?
Lei: Che cos'è, un quiz?
Lui: Furbacchiona, mi fai il saltafosso, eh?
Lei: Non voglio vederti mai più!
Lui: ….(non crede ad una parola, e ridacchia)…
Lei: Di solito queste cose mi riescono bene. Probabilmente non sono in giornata.
Lui: ….(ridacchia ancora)…
Lei: So che sei pazzo di me.
Lui: Guarda che mi arrabbio...Perché vuoi farmi sentire vecchio?
Lei: Lo sai, ti amo, ed ho tanto bisogno di te.
Lui: Che cosa pensi di fare, vogliamo provare a discuterne?
Lei: Certo, dimmi solo quando.
Lui: Il ventisette?
Lei: Niente affatto ragazzino.
Lui: E sabato prossimo?
Lei: Tesoro, a dirti la verità, tra 60 secondi non ci sarò già più
Lui: O forse no. Stai per fare questo gran gesto teatrale convinta che la tua famiglia ti abbia voltato le spalle?
Lei: Il mondo è un palcoscenico su cui ci muoviamo.
Lui: Conto così poco per te???
Lei: Guarda che non me ne sto ancora andando!
Lui: Tu adesso non te ne vai, prima devi ascoltare tutto quello che ho da dirti.
Lei: E' normale che faccia male, vero?
Lui: Direi di si, e tra l’altro potrebbero fraintendere la nostra assenza il giorno del matrimonio...
Lei: Lo sapevo, sei sempre stato più interessato a quello che pensano gli altri

I passi. Altri dialoghi fra se e sé (quaderni 6)

Agnese fa dialogare fre se e sé il proprio quaderno e poi ne riostruisce il parlare con Rachele.

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Un addio.

A. Vuoi un passaggio?
B. Certi viaggi bisogna avere il coraggio di affrontarli...
A. Perché?
B. Altrimenti si resta fermi.
A. Se mi aiuti resterò.
B. Pensi che saresti più felice?
A. Mi piacciono i tuoi modi.
B. Ti amo.
A. Mi dispiace.
B. Vorrei incontrare una persona come te...
A. Le cose non sono mai quello che sembrano.
B. Questo tuo buttarti via mi delude moltissimo.
A. Chi vivrà vedrà.
B. D'accordo, restiamo in contatto.
A. Buon cammino ovunque tu vada.


Insistenze.

A. Vorrei riprendere il discorso da dove eravamo rimasti.
B. D'accordo...
A. Vorrei incontrare una persona come te...
B. Perché?
A. Proporle un viaggio.
B. Pensi che saresti più felice?
A. Si!
B. Ti ho sempre odiato.
A. Ti amo.
B. Le cose non sono mai quello che sembrano.
A. Chi vivrà vedrà.
B. Vuoi un passaggio?
A. No.
B. Ti consiglio di prendere una mongolfiera...
A. Perché?
B. Certi viaggi bisogna avere il coraggio di affrontarli...
A. Vorrei riprendere il discorso da dove eravamo rimasti.
B. Perché?
A. Ti amo.
B. Questo tuo buttarti via mi delude moltissimo.
A. Mi dispiace.
B. Di che cosa hai bisogno?
A. Non trovi limitante dare un nome alle cose?
B. Perché?
A. Le cose non sono mai quello che sembrano..
B. Ti ho sempre odiato.
A. Ti amo
B. Daccordo, restiamo in contatto.

Il dialogo ricostruito a memoria perché i due precedenti non me li ero portati dietro, e recitato con Rachele.

A. Vuoi un passaggio?
B. No.
A. Perché?
B. Certi viaggi bisogna avere il coraggio di affrontarli.
A. Perché?
B. Altrimenti si resta fermi.
A. Di che cosa hai bisogno?
B. Vorrei incontrare una persona come te.
A. Pensi che saresti più felice?
B. Mi piacciono i tuoi modi.
A. Se mi aiuti resterò.
B. No.
A. Perché?
B. Buon cammino ovunque tu vada.

I passi: rita vs rita (dialoghi con quaderni)

Tra Rita e Rita dei dialoghi inusuali.

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Dialogo n.1

A) Dove hai acquistato quelle scarpe?
B) Perché?
A) Ti amo!
B) Non è possibile farlo!
A) Vorrei poterti parlare!
B) È fuori discussione!
A) Quando pensi ci sarà un po' di pace?
B) Dov'è Dio?
A) Non esiste assolutamente!
B) Lo so!
A) Sono talmente felice che non sarei dispiaciuta se il mondo finisse qui.
B) Scusi mi sa indicare l’uscita di sicurezza?
A) Ti ho sempre odiato!
B) Mi dispiace.
A) I giovani d’oggi sono tutti così superficiali!
B) Mi chiedo dove andremo a finire!
A) Per le Mura, gira a destra e prosegui sempre dritto per 600 mt.
B) Assolutamente non mi interessa!
A) Perché?
B) E' stato un piacere, ma devo andare.


Dialogo n.2

A) E' fuori discussione!
B) Vorrei poterti parlare!
A) Perché?
B) Ti ho sempre odiato!
A) Lo so!
B) Non esiste assolutamente.
A) Perché?
B) Sopra la panca la capra campa sotto la panca la capra crepa.
A) Tanto va la gatta al lardo che ci lascia lo zampino.
B) Certamente mi piacerebbe moltissimo!
A) Ma ti pare, ci sarò sicuramente!
B) Beh, come è andato il viaggio?
A) Ho avuto altro da fare.
B) Siii!
A) Mi chiedo dove andremo a finire!
B) Assolutamente non mi interessa.
A) Vorrei essere in un assolato Paese del sud.
B) Non esiste assolutamente!
A) Lo so!
B) …e dopo tutto questo il vuoto.


Dialogo n.3

A) Scusi mi sa indicare l'uscita d'emergenza?
B) Arrivi alla rotatoria e prendi la strada a sinistra.
A) Beh, come è andato il viaggio?
B) Perché?
A) Perché sono curiosa.
B) Mi chiedo dove andremo a finire?
A) Vorrei poterti parlare!
B) NO!!
A) SI!!
B) Ho avuto altro da fare.
A) I giovani d’oggi sono tutti così superficiali!
B) Ti ho sempre odiato!
C) Ti amo!
B) NO!
C) SI!
A) E' stato un piacere, ma devo andare.
B) Assolutamente non mi interessa!
C) E' molto bello arrivare al punto di non prendersi troppo sul serio e poter giocare e mettersi in gioco.

24.10.06

I passi: un quaderno tra se e sé

Rachele ha dialogato tra se e sé con il proprio quaderno:


-Da quanto tempo non ci vediamo!
-Eh, ho sempre tanto da fare
-Ti ho sempre odiato
-Perché?
-Dovrei saperlo?
-Ne uccide più la lingua che la spada...

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-Da quanto tempo non ci vediamo!
-Vorrei vivere in viaggio
-Non sia mai!
-Lontano da tutto
-Perché?
-Ho sempre tanto da fare
-Già mi manchi

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-Da quanto tempo non ci vediamo!
-Avere o essere?
-Perché?
-Scusa, faccio in tempo a prendere l'autobus?
-E' come se fossi già lì

I passi: dialoghi con quaderni 3

Con i quaderni Deanna e Debora:



- Ciao, come stai?
- L'ottimismo è il sapore della vita
- Non se ne parla proprio
- Perché?
- La vita è fatta a scale: c'è che scende e c'è chi sale
- Ti ho sempre odiato
- Siamo a posto così. Ti saluto.

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- Ciao come stai?
- Vorrei fare ciò che voglio
- Non se ne parla proprio
- A volte l'immaginazione non ha confini
- Che ore sono?
- Quando parte il treno?
- Perché?
- Ora o mai più
- Chi siamo e da dove veniamo?
- E' nato prima l'uovo o la gallina?
- Perché?
- Chi la fa l'aspetti
- Io non parlo
- Me ne vado
- Mi dispiace
- Amen

I passi: dialoghi con quaderni 2

Dialoghi con quaderni tra Elena e Rita:


- Dov'è Dio?
- Assolutamente non mi interessa!
- Mi chiedo dove andremo a finire!
- Vorrei poterti parlare
- Non è possibile farlo
- Perché?
- Tanto va la gatta al lardo che ci lascia lo zampino
- I giovani d’oggi sono così superficiali!
- Ti ho sempre odiato
- Mi dispiace
- E' fuori discussione!
- E dopo tutto questo... il vuoto

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- Sono talmente felice che non sarei dispiaciuta se il mondo finisse qui
- Perché?
- Perché sono molto curiosa
- Sono molto felice di essere qui con voi
- Beh, com'è andato il viaggio?
- E' stato un piacere ma debbo andare
- Vorrei poterti parlare
- Vorrei essere in un assolato paese del sud
- Ti amo
- Mi chiedo dove andremo a finire
- Assolutamente non mi interessa
- Ti amo
- Si!!!!

23.10.06

I passi: due dialoghi con quaderni

Dialoghi tra Orietta Elisa

Come va?
Meglio un altro giorno
Mi dispiace
Quindi?
Scendi le scale, attraversi la strada, dopo il semaforo giri a sinistra
Benissimo
Lei ritiene che l’attuale attitudine ad intergire con tutti sia necessaria?
Non si può avere uovo, gallina e sedere caldo
Non ci penso proprio
Perché?
Ogni badilaz al gà al so mangaz
Ti ho sempre odiato
Che 2 palle
Bene, buona serata



Come sei solare oggi
Perché?
Ti amo
Mi piaci molto come persona
Vorrei essere più intelligente
Vorrei fare un viaggio
Dritto fino al castello e volti a sinistra
E’ certamente così
Si
Adesso basta!

I passi. Quaderni per dialogare

Nel libro molto bello, abbastanza furbo intitolato "Molto forte, incredibilmente vicino" di Jonathan Safran Foer c'è un personaggio che, scampato al bombardamento di Dresda della seconda guerra mondiale, non parla. Per comunicare scrive su quaderni poche parole necessarie. Sui palmi delle mani ha tatuato un si sulla sinistra e un no sulla destra. Negli anni ha accumulato numerosi quaderni... chissà come possono essere organizzati nella sua mente.
L'esperimento che abbiamo fatto ci ha dimostrato come si possa prendere padronanza delle scritte nel proprio quaderno per utilizzarle per un dialogo dal senso espanso.
Abbiamo scritto sulle nostre mani un SI e un NO (chi è mancino l'ha scritto scambiando destra e sinistra). Abbiamo poi preparato una base di brevi frasi scritte con cui partire subito a dialogare.

Una frase d'apertura (un saluto, una domanda, un approccio...)
Una frase fatta o una frase "per ogni occasione"
Un proverbio
Una domanda "pratica"
Una domanda "filosofica"
Una indicazione per un percorso
Una risposta negativa
Una risposta positiva
Un desiderio "vorrei..."
Una affermazione perentoria
Un saluto, una frase di chiusura

Ho chiesto di aggiungere queste frasi:

Perché?
Mi dispiace
Ti amo
Ti ho sempre odiato
Io non parlo (scritto nella pagina centrale del quaderno)

Una volta trascritte tutte queste frasi su un piccolo quaderno abbiamo cominciato a provare ad usarle. Dialoghi fra persone che usano solo le frasi già scritte sui quaderni.
Poi ci siamo lasciati la possibilità di aggiungere qualche frase necessaria, considerando come se il quaderno fosse l'unico che potremo usare in tutto il laboratorio.
Abbiamo considerato che le frasi dovranno essere brevi, necessarie, abbastanza precise da comunicare quello che ci serve, ma abbastanza di ampio senso da poter essere utilizzate anche in altri contesti. Il poco spazio e, tutto sommato la sensazione di non aver particolari necessità, ha fatto si che fossero poche le frasi aggiunte (una, due, non tutti).

Abbiamo provato a fare dialoghi tra persone che utilizzavano il quaderno e persone che potevano invece dialogare a voce, con qualunque frase o parola avessero necessità di usare.
Chi dei due si trovava più in difficoltà era chi poteva usare la voce: timore di mettere in difficoltà chi avevano di fronte? Non sapere cosa rispondere? Continuo slittamento del senso? Spiazzamento? Fatto sta che chi poteva parlare non trovava le parole e chi usava il quaderno invece "aveva sempre la frase pronta".
Ci sono stati anche dialoghi a tre con solo quaderni o misti con quaderni e voce.

Ho proposto di comporre qualche dialogo trascrivendone alcuni realmente fatti, oppure inventandosene utilizzando le proprie frasi e poco più.

Necessità, evocazione delle parole, durata, silenzi, pause, significato espanso... queste alcune delle parole chiave su cui si è basato il nostro discorso. Queste le caratteristiche che abbiamo cercato nelle nostre scritture pensando che l'obbiettivo è tracciare frasi per una scena teatrale.

Dal libro di Foer (il dialogo si svolge tra un bambino, in prima persona, e suo nonno):
"Lui ha teso le mani come se volesse che gliele stringessi «Quelli lì sono tatuaggi?» Ha chiuso la mano destra. Ho sfogliato il suo quaderno all'indietro e ho indicato «Perché?» Ha tirato indietro le mani e ha scritto: «Mi hanno reso le cose più facili. Invece di continuare a scrivere sì e no, basta che mostri le mie mani». «Ma perché solamente SI e NO?» «Ho soltanto due mani.» «Perché non 'ci penserò', e 'probabilmente', ed 'è possibile'?» Lui ha chiuso gli occhi e si è concentrato per qualche secondo. Poi ha alzato le spalle come faceva papà."

17.10.06

I passi: collage Divakaruni-Pennac

Il collage di Orietta tra “La maga delle spezie” di Chitra Banerjee Divakaruni e “Ultime notizie dalla famiglia “ Daniel Pennac:

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A: Jagjit con quei polsi sottili e fragili, che ha problemi a scuola perché ancora parla solo punjabi. Jagjit, piazzato dalla maestra nell’ultima fila accanto al bambino dagli occhi blu che perde le bave. Jagjit che ha imparato la sua prima parola in inglese. "idiota.idiota.idiota".
"Imbecille", la sua seconda parola inglese. E le ginocchia sbucciate sulla ghiaia.
Jagjit che si morde il labbro per non piangere. Che raccatta il turbante sporco di fango, se lo riaggiusta pian piano e torna dentro.

B: Non è il padre che conta, è il seguito! Sei tu! Sei tu che conti!

A: "Jaggi, come mai ti sporchi sempre tanto a scuola, qui manca un bottone e guarda questo strappo nella camicia, badmash, pensi che li fabbrichi i soldi, io?"
Di notte sta nel letto con gli occhi aperti, fissando le stelle finché non diventano tremule come le lucciole alla kheti della nonna nelle campagne di Jullunder. La nonna canta raccogliendo per la cena ciuffi di saag verdi quanto il suo turbante. Parole punjabi dal ritmo della pioggia.

B: Mi ascolti, sì?
Tornerai, sì?

A: Jagjit, tornano a tormentarti quando alla fine sei costretto a chiudere gli occhi, perché cos'altro puoi fare. Mani che tirano giù i calzoni in mezzo al cortile, e le bambine stanno a guardare.

B: Non era niente! Solo parole! Solo per l’ironia delle parole! Una brutta abitudine della lingua: giocare con il fuoco finché il fuoco non ha preso... mostrare i bicipiti davanti allo specchio dei fantasmi.

A: "Choodo mainu"
"Parla inglese, figlio di puttana. Dì qualcosa sporco negro, cagasotto idiota"
"Jaggi, cosa vuol dire 'non voglio andare a scuola', e a che scopo allora tuo padre sia ammazza di lavoro in fabbrica? Due schiaffoni ti faranno cambiare idea”

B: Io voglio vederla occuparsi di te...
Fare la mamma di tutti i giorni...
Una piccola sosta nell’eroismo...
Qualche anno di naturalità.
Che si occupi di te e lasci perdere il mondo...
Che tanto il mondo non si occupa di niente!
"Cerchiamo di non andare sul patetico…"

A: Cardamomo che stanotte spargerò al vento per te. Il vento del nord lo porterà alla tua maestra per aprirle gli occhi. E spargerò anche chiodi di garofano, doci e pungenti, lavang, spezia della compassione. Così la tua mamma d’un tratto alzando gli occhi dalla bacinella del bucato, scostandosi i capelli dalla faccia stanca: "Jaggi, beta, raccontami cos'è successo". E ti stringerà tra le braccia insaponate.
E ora la cannella, un osso scuro e cavo: te lo infilo non vista nel turbante un attimo prima che tu esca. La cannella capace di procurare amici, la cannella dalchini bruna e calda quanto la pelle, per aiutarti a trovare qualcuno che ti prenda per mano, che corra ridendo ridendo con te e ti dica: "vedi, questa è l'America, non è poi così male".
E per tutti gli altri, quelli dagli occhi duri come pietre, la cannella distruttrice dei nemici per darti forza, forza alle gambe e alle braccia, ma soprattutto alla bocca perché un giorno tu sappia gridare: No, abbastanza forte da riuscire a fermarli, inermi e sbigottiti.

B: "Da dove ti viene questa religione dell’amore. Benjamin? Dove te lo sei beccato questo vaiolo rosa? Cuoricini che puzzano di melassa! Quello che tu chiami amore…Nella nella migliore delle ipotesi sono semplici voglie! Nella peggiore, abitudini! In entrambi i casi una messiscena! Nient’altro che fifa, intrallazzi, trucchi, eccolo qua il grande amore! Una sporca gabola per dimenticare chi siamo! E riapparecchiare il tavolo tutti i giorni! Quanto rompi, Malaussène, con l’amore! Cambiati gli occhi! Apri la finestra! Comprati un televisore! Leggi il giornale! Impara la statistica! Entra in politica! Lavora! E poi ne riparleremo, del grande amore"
Fa un lungo respiro.
Poi dice:
"Scusami".
"Non è niente"
"E’ passato."
Ripete:
"Scusami".

I passi: parafrasi 2

E' possibile che quando Carmella mi donò un cornetto acustico immaginasse anche ciò che sarebbe successo.
Carmella ha uno strano modo di interpretare gli eventi e le sue sfumature.
Il cornetto era gradevole, ricamato di fiori argentei e madreperlacei, curvo come un corno di bufalo. Aveva anche la capacità di aumentare il suono al punto tale che persino io ero in grado capire una conversazione normale..
E' necessario spiegare che indubbiamente gli anni non hanno danneggiato i miei sensi: uso gli occhiali raramente…le poche volte che mi succede di leggere. Ho la schiena un poco curva ma riesco a unire movimento e interessi…quando è bello esco per una boccata d’aria e il giovedì spazzo la mia stanza. Quando è necessario mi rendo utile alla società in modo allegro e piacevole.
Denti e dentiera non so che cosa siano: non amo i morsi e in commercio trovo ogni sorta di alimento tenero e digeribile.
Sono quasi centenario e vivo con la famiglia del mio bisnipote. Difficilmente mi succederà di tornare al nord, probabilmente resterò sempre qui. Non devo perdere la speranza, spesso i desideri si avverano. Molti pensano che cinquantant'anni siano molti per conoscere un luogo. In questo lungo periodo io non sono riuscito ad andarmene da questo posto. Ho fatto diversi tentativi ma per qualche arcano motivo non ci sono riuscito.

I passi: parafrasi 3

Quando Carmella mi regalò un cornetto acustico forse immaginava anche gli eventi che seguirono. Ella a volte legge in uno strano modo ciò che accade.
Il cornetto, ricurvo proprio come un corno, era carino, così ricamato con fiori color argento e madreperla, ma soprattutto riusciva a farmi sentire, capivo, perfino io, una conversazione normale.
Devo dire anzitutto che i miei sensi non hanno ceduto all'incombere degli anni, infatti spesso non ho bisogno degli occhiali se mi capita di leggere, evento al quanto raro. La mia schiena si è un po' incurvata, ciò nonostante riesco a muovermi per seguire i miei interessi… Quando c'è bella stagione vado fuori a prendere un po’ d’aria e il giovedì pulisco la mia camera. Quando necessita mi fa piacere fare qualcosa di utile per gli altri e lo faccio allegramente. Non uso la dentiera poiché non mi piace mordere ma mangiare cibi teneri e digeribili. Ho quasi cento anni e vivo insieme al mio bisnipote e alla sua famiglia. E' molto difficile che io torni al nord mentre è più probabile che resti qui. Devo sempre avere speranza poiché penso che spesso i desideri si avverano. E' un'opinione diffusa che si possa conoscere molto bene un luogo in cinquant'anni. In tutto questo tempo sono rimasto qui senza riuscire ad andare via. Ho provato ad andarmene ma per qualche inspiegabile motivo non ci sono riuscito.

I passi: parafrasi 4

Forse Carmella immaginava gli eventi che seguirono, quando mi regalò un cornetto acustico, ciò che accade a volte ella lo legge in uno strano modo.
Il cornetto era proprio ricurvo come un cono, era ricamato con fiori d'argento e di madreperla, per sino io capivo, riusciva a farmi sentire una conversazione normale. All'incombere degli anni, devo dire, che i miei sensi non hanno ceduto, infatti se mi capita di leggere, evento alquanto raro, spesso non ho bisogno degli occhiali.
Riesco a muovermi per seguire i miei interessi nonostante la mia schiene si è un po' incurvata.
Vado a prendere un po' di aria fuori, quando c'è bella stagione. Pulisco la mia camera il giovedì.
Mi fa piacere, quando necessita, fare qualcosa per gli altri, allegramente.
Mangio cibi teneri e digeribili, poiché non mi piace mordere, perché non uso la dentiera. Vivo insieme al mio bis nipote ed alla sua famiglia, ho quasi cento anni.
E' più probabile che io resti qui mentre è molto difficile che io torni al nord.
Poiché penso che spesso i desideri si avverano devo sempre avere speranza. In cinquanta anni, è opinione diffusa, che un luogo si possa conoscere molto bene.
Sono rimasto qui, in tutto questo tempo, senza riuscire ad andarmene via.
Per qualche inspiegabile motivo, ho provato ad andarmene, ma non ci sono riuscito

I passi: parafrasi 5

Forse Carmella vedeva con la mente gli avvenimenti che accaddero, nel momento in cui mi donò un apparecchio a forma di corno, quello che avviene talvolta lei lo interpreta in maniera insolita.
L'apparecchio era davvero ritorto come un cono, era decorato con fiori lunari e di riflessi iridescenti, anche io comprendevo, era capace di farmi udire una naturale chiacchierata. Con l'incalzare del tempo, devo dichiarare, che le mie percezioni non sono diminuite, in realtà se mi succede di leggere, fatto un poco straordinario, molte volte non ho occorrenza di lenti.
Sono in grado di spostarmi per controllare i miei affari, malgrado il mio dorso si è un poco piegato.
Cammino a respirare un po' d'aria all'aperto, quando è sereno. Spolvero la mia stanza il giovedì.
Mi dà soddisfazione, all'occorrenza, operare per il prossimo, gioiosamente.
Consumo alimenti morbidi e tollerabili, giacchè non amo masticare, dato che non adopero la dentiera. Abito con il figlio, del figlio, di mio figlio e la sua famiglia, ho press'a poco un secolo. E' più plausibile che io resti in questo posto invece è assai improbabile che io ritorni nella regione settentrionale.
Giacché ritengo che sovente i sogni si realizzino penso sia opportuno avere ognora fiducia. In dieci lustri, è parere condiviso che sia possibile avere molta pratica di un posto.
Sono restato in questo luogo, per tutti questi anni, senza essere capace di scappare via.
Per qualche incomprensibile ragione, ho tentato di scappare, ma non ne sono stato in grado.

I passi: parafrasi 6

Carmella, tutto me lo faceva supporre, aveva una percezione diversa e più sensibile delle cose che stavano succedendo, come se la vera sede del suo sguardo fosse nella mente più che negli occhi. Interpretava gli accadimenti in una maniera tutta sua, e lo capii quando mi regalò quello strano oggetto dalla forma ricurva.
L'oggetto ricordava un cono, tanto era storto; aveva decorazioni floreali realizzate con piccoli tasselli di specchio, che riflettevano la luce rifrangendola come in un arcobaleno, facendo pensare a quei fiori che si è soliti incontrare quando si passeggia sulla luna. Era portentoso: permise anche a me di distinguere in modo chiaro e naturale i suoni intorno, e di ascoltare le conversazioni, a cui finalmente potevo partecipare.
Devo ammettere, che con il susseguirsi degli inverni le mie capacità sensoriali non hanno affatto perso vigore; anzi, per quanto sia un evento piuttosto raro, quando mi imbatto in un testo scritto spesso non sento necessità di servirmi di occhiali.
Nonostante mi sia comparsa una gobba sulle spalle, mi sento ancora in forze per viaggiare e curare personalmente i miei interessi.
Quando il cielo non è scontroso, poi, esco a prendere un po' d'aria, anche per mantenere nelle gambe l'allenamento al camminare. Il quarto giorno della settimana lo dedico a sistemare la mia camera, e a toglierle quell'aspetto impolverato che le deriva dai sei giorni precedenti.
Quando se ne presentano le circostanze, mi dedico con gioia agli altri e al soddisfacimento delle loro necessità. Mi da un grande piacere.
Non servendomi di apparecchi che mi rinforzano o sostituiscono la dentatura, e poiché la masticazione non è tra le mie attività più amate, prediligo cibi morbidi o cremosi. Sto per compiere 100 anni, e attualmente convivo con il mio pronipote e la sua famiglia. Ho ragione di pensare che sia questo il posto in cui resterò, e che sia pressoché impossibile un mio ritorno al nord.
Essendo un sostenitore della tramutabilità dei sogni in realtà, ritengo sia un giusto comportamento quello di non perdere mai, nemmeno per un istante, la speranza.
Tutti sanno che in mezzo secolo si può acquisire grande conoscenza di un luogo, soprattutto confidenza, familiarità. Ecco perché, per tutto questo tempo, sono rimasto qui senza avere il coraggio di fuggire. O meglio, in un momento di irrazionalità ho cercato di farlo, ma alla fine non ci sono riuscito, e sono rimasto.

I passi: parafrasi 7

Quasi cento anni sono passati dal primo momento in cui ho aperto gli occhi e non ci crederete ma sono un vecchietto molto "in gamba", anche se con la gobba sopra le spalle.
Vivo con il mio pronipote e la sua bellissima famiglia in un paese che credo non lascerò mai, che a volte nel mio cervello balena l'idea di tornarmene al nord ma poi capisco che è qui la mia vita, anche se sostengo che i sogni si possono tramutare in realtà.
E' in questo paese che ogni giorno di sole esco per fare una bellissima passeggiata, per ascoltare i suoni della natura, per vedere i suoi colori, per odorare i suoi profumi.
Infatti pur avendo una età abbastanza avanzata riesco ancora a vedere senza bisogno di occhiali, anche per leggere un libro o il giornale, riesco a masticare senza bisogno di apparecchi per sostituire i denti, anche perché adoro i cibi cremosi e morbidi, riesco per fino a riordinare la mia stanza ogni giovedì mattina.
Solo una volta ho avuto bisogno di aiuto, ed ho incontrato una persona veramente molto sensibile, Carmella, che capisce in modo sublime tutte le persone che la circondano.
Un giorno mi regalò un oggetto a forma di cono, ma molto storto, con decorazioni floreali realizzate con piccoli tasselli di specchio che con i raggi del sole creavano l'arcobaleno tutto intorno, e questo strano oggetto mi diede la possibilità di sentire tutti quei suoni che fino a quel momento non potevo percepire, è proprio per questo che sono un sostenitore dell'idea che tutti i sogni si possono tramutare in realtà

I passi: parafrasi 8

Sono un vecchio prossimo ai cent'anni, e nonostante la veneranda età e una strana gobba cresciuta sulla mia schiena, posso considerarmi ancora abile e auto sufficiente.
Abito in una bella cittadina con la famiglia di mio pronipote; qualche volta ho il desiderio di ritornare al mio paese ma capisco che non è possibile. Tutte le volte che il tempo lo permette, esco di casa per fare lunghe passeggiate: mi piacciono il sole, i suoni e i profumi della natura. Come ho detto prima mi sento ancora in gamba leggo senza gli occhiali e, una volta la settimana riordino la mia camera inoltre, a differenza di altri, non uso la dentiera e mastico ancora con i miei denti.
Una volta però, anch'io ho avuto bisogno di qualcuno che mi aiutasse: ho incontrato Carmella una persona fantastica in grado di capire tutto ciò che hai dentro e di aiutarti. Per merito suo ho capito che i sogni possono diventare realtà (io l'avevo sempre immaginato): un giorno mi ha regalato uno strano oggetto che ricordava una tromba o meglio ancora una cornucopia, era molto bello e decorato con fiori dipinti e specchietti incastonati che riflettevano la luce creando giochi di colori, con questo oggetto finalmente sono riuscito a sentire tutti suoni che prima neppure immaginavo potessero esistere.

I passi: parafrasi 9

Oggi mi sento proprio come un vecchio prossimo ai cent'anni, che nonostante la veneranda età e una strana gobba cresciuta sulla sua schiena, può considerarsi ancora abile e auto sufficiente.
Abito in una bella cittadina con la famiglia di mio pronipote; qualche volta ho il desiderio di ritornare al mio paese ma capisco che non è possibile.
Tutte le volte che il tempo lo permette, esco di casa per fare lunghe passeggiate: amo il sole, i suoni ed i profumi della natura: mi sento ancora in gamba, leggo senza gli occhiali e una volta la settimana riordino la mia camera inoltre, a differenza di altri, non uso la dentiera e mastico ancora con i miei denti.
Mi ricordo però, di aver avuto bisogno di qualcuno che mi aiutasse: ho incontrato Carmello una persona fantastica in grado di capire tutto ciò che avevo dentro e di aiutarmi. Per merito suo ho capito che i sogni possono diventare realtà (anche se lo avevo già da tempo immaginato): un giorno mi regalò uno strano oggetto che ricordava una tromba o meglio ancora una cornucopia, era molto bello e decorato con fiori dipinti ed incastonati che riflettevano la luce creando giochi di colori, con questo oggetto finalmente sono riuscito a sentire tutti i suoni che prima neppure immaginavo potessero esistere.

I passi: parafrasi 10

Ho incontrato un vecchio prossimo ai cent'anni, che nonostante la veneranda età e una strana gobba cresciuta sulla sua schiena, può considerarsi ancora abile e auto sufficiente.
Abita in una bella cittadina con la famiglia di suo pronipote; qualche volta ha il desiderio di ritornare al suo paese ma capisce che non è possibile.
Tutte le volte che il tempo lo permette, esce di casa per fare lunghe passeggiate: ama il sole, i suoni ed i profumi della natura: Si sente ancora in gamba, legge senza gli occhiali e una volta la settimana riordina la sua camera inoltre, a differenza di altri, non usa la dentiera e mastica ancora con i suoi denti.
Una volta però, anche lui ha avuto bisogno di qualcuno che lo aiutasse: ha incontrato Carmella una persona fantastica in grado di capire tutto ciò che aveva dentro e di aiutarlo. Per merito suo ha capito che i sogni possono diventare realtà (anche se lui lo aveva già da tempo immaginato): un giorno gli regalò uno strano oggetto che ricordava una tromba o meglio ancora una cornucopia, era molto bello e decorato con fiori dipinti ed incastonati che riflettevano la luce creando giochi di colori, con questo oggetto finalmente è riuscito a sentire tutti i suoni che prima neppure immaginava potessero esistere.

I passi: parafrasi 11

Ho conosciuto un vecchio di quasi cento anni; solo la gobba tradiva la sua età per il resto era molto abile in tutto: leggeva senza occhiali, riusciva a sistemare la sua stanza, non usava la dentiera ma ancora i suoi denti per mangiare e faceva ancora lunghe passeggiate gustandosi il sole, i suoni e i profumi della natura che amava tanto.
Viveva con un pronipote in città e spesso desiderava tornare al suo paese ma era anche abbastanza saggio da capire che non era possibile.
Una volta ha avuto bisogno di aiuto e ha avuto la fortuna di incontrare Carmela.
Carmela immaginava di cosa avesse bisogno quel vecchietto così gli regalò uno strano oggetto che gli permetteva finalmente di sentire suoni che non sapeva esistessero.
Così, insieme a quell'oggetto che sembrava una variopinta trombetta, Carmela gli donò anche la certezza (lui l'aveva solo immaginato) che i sogni possono diventare realtà.

9.10.06

I passi. Un collage Moccia-Moccia

Ecco il collage di Elisa tra i due testi di Federico Moccia "Tre metri sopra al cielo" (A) e "Ho volgia di te" (B):

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A: Pallina guarda Babi sparire con lui, finalmente incoerente e sincera. Maddalena guarda Step sparire con lei, colpevole solo di non averla amata né di averglielo mai lasciato credere. E mentre i due, freschi d’amore, escono in strada, Maddalena si lascia cadere sul divano lì vicino. Disillusa, da sola, come da sola si è illusa. Rimane con un bicchiere vuoto fra le mani e qualcosa di più difficile da riempire dentro. Lei, semplice concime di quella pianta che spesso fiorisce sopra la tomba di un amore appassito. Quella rara pianta il cui nome è felicità.

B: Ma sembra di nuovo allegra. Come sempre. Come l’avevo lasciata. Bella del suo sorriso, della vita che ha, dei sogni che rincorre, dei limiti che non conosce. Libera. Libera da tutto quello che non le interessa e anche di più. E allora mi allontano così, vedendola stupita, mentre sorride. E sono felice come non lo ero da tanto.

A: E’ ora di ricominciare, lentamente senza strappi al motore. Senza troppi pensieri. Con un’unica domanda. Tornerò mai lassù, in quel posto così difficile da raggiungere. Lì dove tutto sembra bello. E nello stesso istante in cui se lo chiede, purtroppo, sa già la risposta.

B: E ancora…Ancora tu. Ma non dovevamo non vederci più…E sento tutto il mio dolore. Quello che non so, quello che non ho vissuto, quello che ormai mi manca. Per sempre. Ma quante braccia ti hanno stretta per diventar quel che sei. Come hai ragione. Come è vero. Che importa. Tanto lei non me lo dirà purtroppo. Così resto in silenzio. E la guardo. Ma non la trovo. Allora vado a cercare quel film in bianco e nero durato due anni. Una vita. Quelle notti passate sul divano. Lontano. Senza riuscire a farmene una ragione. Graffiandomi le guance, chiedendo aiuto alle stelle.

A: Ma poi si chiede cosa gliene può importare a Dio di uno come me, di uno così. Niente. Dio è felice. Lui ha le stelle. Guarda in alto nel cielo. Nitide, a migliaia appaiono immobili brillando. Improvvisamente quel blu gli sembra lontano come non mai, irraggiungibile.

B: E intorno a me il silenzio di quelle stelle imbarazzate. Il rumore fastidioso delle mie lacrime sfinite. E io stupido che cercavo e speravo di trovare una risposta. Datemi un perché un semplice perché, un qualsiasi perché. Ma che sciocco. Si sa. Quando finisce un amore si può trovare tutto, tranne un perché.

8.10.06

I passi. Parafrasi 12-0

Questo è il primo post sulle parafrasi. Qui sotto pubblico (rigorosamente anonima) l'ultima che mi è arrivata e subito a seguire l'originale (che è l'inizio del bellissimo romanzo "Il cornetto acustico" di Leonora Carrington)

Parafrasi n.12

Assaporo ancora l'incontro con quello strano personaggio quasi centenario;
una particolare prominenza al centro della sua schiena, era l'unico indizio della sua età, svolgeva tutto ciò che voleva con estrema facilità.
La sua vista era perfetta, non gli mancava il piacere di vivere in un luogo ordinato e pulito da lui stesso, il suo sorriso, stranamente ancora naturale, era meraviglioso, fisicamente molto attivo, si manteneva in forma con lunghe camminate tra la natura, da lui tanto amata, che gli regalava il calore del sole, i suoni ed i profumi a cui non poteva rinunciare.
Nella sua dimora cittadina alloggiava con il figlio di sua nipote, quasi quotidianamente ripensava al suo paese desideroso di ritornarvi, ma la sua saggezza lo fermava.
In un momento particolarmente difficile della sua vita conobbe Carmela.
Carmela sentì immediatamente di cosa necessitava quello strano uomo per poter stare meglio e gli fece un dono magico, gli diede la possibilità di percepire, attraverso un piccolo oggetto, suoni che nemmeno immaginava esistessero.
Finalmente l'uomo poté gioire perché quel dono che apparentemente assomigliava semplicemente ad un coloratissimo imbutino, era la riprova di quanto aveva da sempre sperato:
ciò che si desidera fortemente prima o poi ci arriva.

Il brano di Leonora Carrington

Quando Carmella mi regalò un cornetto acustico può darsi che ne prevedesse le conseguenze. Carmella non è quel che chiamerei una persona maliziosa, semplicemente ha un curioso senso dell'umorismo.
Il cornetto era un bell'oggetto nel suo genere; senz'essere veramente moderno era molto grazioso, tempestato di motivi floreali d'argento e madreperla e ampiamente incurvato come un corno di bufalo. La bellezza del cornetto non era la sua unica qualità, amplificava il suono a tal punto che una conversazione normale poteva essere udita perfino da me.
Qui devo specificare che nessuno dei miei sensi è stato minimamente intaccato dall'età. Ho ancora una vista eccellente anche se uso gli occhiali per leggere, quando leggo, il che capita di rado. È vero che i reumatismi mi hanno in qualche misura incurvato lo scheletro, ma questo non mi impedisce di fare una passeggiata quando il tempo è buono, né di spazzare la mia stanza una volta alla settimana, il giovedì; un tipo di ginnastica insieme utile e edificante. Sono tuttora un membro valido della società che può rendersi gradevole e divertente quando l'occasione si presti. Il fatto che non ho denti e che non ho mai potuto portare una dentiera non mi dà fastidio, non devo mordere nessuno e vi è ogni sorta di cibi teneri e mangiabili, facili da procurarsi e da digerire.
Ho adesso novantanove anni e da circa quindici vivo col mio bisnipote e la sua famiglia.
Negli ultimi anni mi è venuta piano piano la paura di non tornare mai più nel nord, di non andarmene mai via di qui. Non devo perdere la speranza, i miracoli accadono, accadono molto spesso. Certa gente pensa che cinquant'anni sono molti per visitare un paese. Per me cionquant'anni significano soltanto un arco di tempo nel quale sono rimasta incollata a un luogo dove non volevo trovarmi affatto. Per tutto questo tempo ho cercato di andarmene, non so come non ci sono mai riuscita, dev'esserci qualche vischioso incantesimo che mi trattiene come una mosca appiccicata a una striscia di carta moschicida.

I passi. Primo collage di testi

Ricevo da Rachele il primo collage di testi.
Composto con brani tratti da una poesia di Prevert e da un racconto di Pennac, ecco cosa ne è venuto fuori (io ho aggiunto i "dice" e i "risponde"):

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[dice]
Minuscolo
Un uomo è colpito dalla pingue mattinata
Miniatura
Nel loro letto è distesa una ragazza nuda (…)
Nel cielo del loro letto non c’è tempesta
Semplicemente buffi astri
che illuminano le scene e le quinte delle Novelle di Boccaccio

[risponde]
Allora, insomma, Julie è abitata?
C’è un piccolo qualcuno in Julie?
Un altro frutto della passione?
Nascerà?
Si tufferà?

[dice]
E non è un mistero arcaico
Semplicemente un vaudeville multicolore e cattedrallegro
dove il bel Padre Eterno non fa alcuna comparsa alcuna scomparsa e si limita da buon Deus ex machinista a tirare di tanto in tanto ed anche all’improvviso i fili delle alcove della pioggia e del bel tempo.

[risponde]
L’ottimismo amoroso ha scherzato una volta di più col nulla?
Cadrà dal niente nel peggio?
Un frutto nudo precipitato nelle mandibole del mondo…

[dice]
Evidentemente
E non è più l’Eden
E non è ancora il Paradiso Celeste
E fuori e già
e altrove in sordina
la Morte nell’Anima esegue in maniera ingannevole e a tradimento nella buca del suggeritore la salutare danza macabra degli scopi ultimi dell’uomo

[risponde]
Ma non ci incupiamo, non ci incupiamo. L’atmosfera è allegrotta.

[dice]
E quali sono i vostri mezzi di esistenza e poi dopo perché esistete e poi daccapo come esistete e infine esistete voi veramente realmente oggettivamente concretamente soggettivamente astrattamente metafisicamente perpendicolarmente legalmente ideologicamente spiritualmente materialmente?

[risponde]
Ma figuriamoci!
Bisogna divenire! Divenire! Crescere, aumentare, svilupparsi, ingrossare…
(senza gonfiare),
accettare i mutamenti (ma non le mutazioni),
maturare (senza avvizzire),
evolvere (e valutare),
progredire (senza rimbambire),
durare (senza vegetare),
invecchiare (senza troppo ringiovanire),
e morire senza protestare, per finire!
Un programma enorme! Una vigilanza continua…
Perché ad ogni età l’età si ribella contro l’età, sai!

E se fosse solo questione d’età…

Ma c’è anche il contesto!

[dice]
Voglio insegnarvi a vivere io
e organicamente
e necrologicamente
Si può benissimo essere stati
ed essere stati estate
ed andarsene e ritornare
nella primavera dell’autunno
in inverno in bellezza

I passi. Laboratorio di scrittura per la scena

I prossimi post saranno dedicati al "Laboratorio di formazione teatrale per operatori sociali e persone disabili" che si sta svolgendo a Ferrara. Saranno i materiali scritti per e durante gli incontri.
Per renderli velocemente riconoscibili propongo di chiamare la parte sulla scrittura con il titolo "I passi", in quanto ci stiamo concentrando sulle età (giovinezza, maturità, vecchiaia) e sui grandi passaggi della vita, sugli avvenimenti che danno una svolta ad una vita. Il titolo del post in cui ci saranno materiali peril laboratorio avrà quindi come inizio "I passi".
Buone letture, commenti e scritture!