le altre parole

Le altre parole sono quelle che non si dicono nello spazio concreto degli incontri, sono quelle che sfuggono all'attimo, ma si raccolgono tra la sabbia del "volevo dire", sono le frasi che possono colorare di rosso le guance e per questo si preferisce scriverle, sono i racconti che hanno bisogno di tempo, sono il filo di lettere che cerca di tenere collegati due momenti distanti, sono le parole che hanno bisogno di restare fisse e ben visibili da tutti... scrivi a mirkoartuso@libero.it

23.10.06

I passi. Quaderni per dialogare

Nel libro molto bello, abbastanza furbo intitolato "Molto forte, incredibilmente vicino" di Jonathan Safran Foer c'è un personaggio che, scampato al bombardamento di Dresda della seconda guerra mondiale, non parla. Per comunicare scrive su quaderni poche parole necessarie. Sui palmi delle mani ha tatuato un si sulla sinistra e un no sulla destra. Negli anni ha accumulato numerosi quaderni... chissà come possono essere organizzati nella sua mente.
L'esperimento che abbiamo fatto ci ha dimostrato come si possa prendere padronanza delle scritte nel proprio quaderno per utilizzarle per un dialogo dal senso espanso.
Abbiamo scritto sulle nostre mani un SI e un NO (chi è mancino l'ha scritto scambiando destra e sinistra). Abbiamo poi preparato una base di brevi frasi scritte con cui partire subito a dialogare.

Una frase d'apertura (un saluto, una domanda, un approccio...)
Una frase fatta o una frase "per ogni occasione"
Un proverbio
Una domanda "pratica"
Una domanda "filosofica"
Una indicazione per un percorso
Una risposta negativa
Una risposta positiva
Un desiderio "vorrei..."
Una affermazione perentoria
Un saluto, una frase di chiusura

Ho chiesto di aggiungere queste frasi:

Perché?
Mi dispiace
Ti amo
Ti ho sempre odiato
Io non parlo (scritto nella pagina centrale del quaderno)

Una volta trascritte tutte queste frasi su un piccolo quaderno abbiamo cominciato a provare ad usarle. Dialoghi fra persone che usano solo le frasi già scritte sui quaderni.
Poi ci siamo lasciati la possibilità di aggiungere qualche frase necessaria, considerando come se il quaderno fosse l'unico che potremo usare in tutto il laboratorio.
Abbiamo considerato che le frasi dovranno essere brevi, necessarie, abbastanza precise da comunicare quello che ci serve, ma abbastanza di ampio senso da poter essere utilizzate anche in altri contesti. Il poco spazio e, tutto sommato la sensazione di non aver particolari necessità, ha fatto si che fossero poche le frasi aggiunte (una, due, non tutti).

Abbiamo provato a fare dialoghi tra persone che utilizzavano il quaderno e persone che potevano invece dialogare a voce, con qualunque frase o parola avessero necessità di usare.
Chi dei due si trovava più in difficoltà era chi poteva usare la voce: timore di mettere in difficoltà chi avevano di fronte? Non sapere cosa rispondere? Continuo slittamento del senso? Spiazzamento? Fatto sta che chi poteva parlare non trovava le parole e chi usava il quaderno invece "aveva sempre la frase pronta".
Ci sono stati anche dialoghi a tre con solo quaderni o misti con quaderni e voce.

Ho proposto di comporre qualche dialogo trascrivendone alcuni realmente fatti, oppure inventandosene utilizzando le proprie frasi e poco più.

Necessità, evocazione delle parole, durata, silenzi, pause, significato espanso... queste alcune delle parole chiave su cui si è basato il nostro discorso. Queste le caratteristiche che abbiamo cercato nelle nostre scritture pensando che l'obbiettivo è tracciare frasi per una scena teatrale.

Dal libro di Foer (il dialogo si svolge tra un bambino, in prima persona, e suo nonno):
"Lui ha teso le mani come se volesse che gliele stringessi «Quelli lì sono tatuaggi?» Ha chiuso la mano destra. Ho sfogliato il suo quaderno all'indietro e ho indicato «Perché?» Ha tirato indietro le mani e ha scritto: «Mi hanno reso le cose più facili. Invece di continuare a scrivere sì e no, basta che mostri le mie mani». «Ma perché solamente SI e NO?» «Ho soltanto due mani.» «Perché non 'ci penserò', e 'probabilmente', ed 'è possibile'?» Lui ha chiuso gli occhi e si è concentrato per qualche secondo. Poi ha alzato le spalle come faceva papà."

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