le altre parole

Le altre parole sono quelle che non si dicono nello spazio concreto degli incontri, sono quelle che sfuggono all'attimo, ma si raccolgono tra la sabbia del "volevo dire", sono le frasi che possono colorare di rosso le guance e per questo si preferisce scriverle, sono i racconti che hanno bisogno di tempo, sono il filo di lettere che cerca di tenere collegati due momenti distanti, sono le parole che hanno bisogno di restare fisse e ben visibili da tutti... scrivi a mirkoartuso@libero.it

9.10.06

I passi. Un collage Moccia-Moccia

Ecco il collage di Elisa tra i due testi di Federico Moccia "Tre metri sopra al cielo" (A) e "Ho volgia di te" (B):

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A: Pallina guarda Babi sparire con lui, finalmente incoerente e sincera. Maddalena guarda Step sparire con lei, colpevole solo di non averla amata né di averglielo mai lasciato credere. E mentre i due, freschi d’amore, escono in strada, Maddalena si lascia cadere sul divano lì vicino. Disillusa, da sola, come da sola si è illusa. Rimane con un bicchiere vuoto fra le mani e qualcosa di più difficile da riempire dentro. Lei, semplice concime di quella pianta che spesso fiorisce sopra la tomba di un amore appassito. Quella rara pianta il cui nome è felicità.

B: Ma sembra di nuovo allegra. Come sempre. Come l’avevo lasciata. Bella del suo sorriso, della vita che ha, dei sogni che rincorre, dei limiti che non conosce. Libera. Libera da tutto quello che non le interessa e anche di più. E allora mi allontano così, vedendola stupita, mentre sorride. E sono felice come non lo ero da tanto.

A: E’ ora di ricominciare, lentamente senza strappi al motore. Senza troppi pensieri. Con un’unica domanda. Tornerò mai lassù, in quel posto così difficile da raggiungere. Lì dove tutto sembra bello. E nello stesso istante in cui se lo chiede, purtroppo, sa già la risposta.

B: E ancora…Ancora tu. Ma non dovevamo non vederci più…E sento tutto il mio dolore. Quello che non so, quello che non ho vissuto, quello che ormai mi manca. Per sempre. Ma quante braccia ti hanno stretta per diventar quel che sei. Come hai ragione. Come è vero. Che importa. Tanto lei non me lo dirà purtroppo. Così resto in silenzio. E la guardo. Ma non la trovo. Allora vado a cercare quel film in bianco e nero durato due anni. Una vita. Quelle notti passate sul divano. Lontano. Senza riuscire a farmene una ragione. Graffiandomi le guance, chiedendo aiuto alle stelle.

A: Ma poi si chiede cosa gliene può importare a Dio di uno come me, di uno così. Niente. Dio è felice. Lui ha le stelle. Guarda in alto nel cielo. Nitide, a migliaia appaiono immobili brillando. Improvvisamente quel blu gli sembra lontano come non mai, irraggiungibile.

B: E intorno a me il silenzio di quelle stelle imbarazzate. Il rumore fastidioso delle mie lacrime sfinite. E io stupido che cercavo e speravo di trovare una risposta. Datemi un perché un semplice perché, un qualsiasi perché. Ma che sciocco. Si sa. Quando finisce un amore si può trovare tutto, tranne un perché.

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