le altre parole

Le altre parole sono quelle che non si dicono nello spazio concreto degli incontri, sono quelle che sfuggono all'attimo, ma si raccolgono tra la sabbia del "volevo dire", sono le frasi che possono colorare di rosso le guance e per questo si preferisce scriverle, sono i racconti che hanno bisogno di tempo, sono il filo di lettere che cerca di tenere collegati due momenti distanti, sono le parole che hanno bisogno di restare fisse e ben visibili da tutti... scrivi a mirkoartuso@libero.it

10.12.09

ogni sera casa per casa

cerco ospitalità di amici e di amici degli amici come un tempo. da loro per loro e con loro raccontare e ospitare a mia volta amici attori, amici musicisti ... per raccontare, cantare e raccogliere storie nuove... già nel 1990/91 siamo partiti con una simile esperienza (teatro settimo-stabat mater)... ora mi piacerebbe riprendere quella straordinaria abitudine e far diventare anche questa ...esperienza... arriveremo e sposteremo il divano, le sedie, il tavolo, forse cucineremo e faremo spazio al vino, al cibo e poi giù le luci e raccontare amico raccontare.
abbiamo bisogno di poco: un passaparola, un numero di amici che ogni sera cambia (quelli che ci stanno, non importa se la casa è piccola) un obolo pochi euro a testa per continuare.
ASPETTO VOSTRE NOTIZIE
a presto
Mirko

20.7.09


le date di Meneghello reading
domenica 13 settembre Calcinato (BS) - giovedì 1 ottobre Vicenza - mercoledì 4 novembre Roma - sabato 7 novembre Settimo Torinese- sabato 19 dicembre Feltre

-giovedì 23 luglio PADOVA
-venerdì 24 luglio S.MARIA DI SALA
-venerdì 31 luglio CHIOGGIA
-sabato 8 agosto ROVERE' VERONESE


23.4.09

GARGANTUA: ho la testa tra le nuvole


OASI CERVARA - LABORATORI D'ESTATE


4/9 Luglio 09, Oasi Cervara di Quinto di Treviso


GARGANTUA: ho la testa tra le nuvole...


Giocare con il cibo per diventare artigiani di mondi immaginari 

e assaporare la meraviglia dei racconti fantastici.


Laboratorio di piccola drammaturgia e scenografia, apprendimento delle tecniche d'attore condotto da Mirko Artuso e Andrea Pennacchi


Rivolto ad artigiani delle mani e della parola e attori sognatori ...


Un laboratorio finalizzato ad approfondire tecniche di ideazione e realizzazione per piccoli elementi di scena: seguendo il filo del Gargantua giocheremo a inventare oggetti teatrali, brevi racconti, e micro installazioni.

Non occorre una preparazione artistica specifica, ma solo tanta voglia di fantasticare e sperimentare con immagini, colore e oggetti quotidiani da reinterpretare a modo nostro.


Il laboratorio è aperto a tutti da 18 a 60 anni

orari: dalle 09.30 alle 13.00

dove : oasi cervara - quinto di treviso

Iscrizioni: Max 15 allievi entro il 25 giugno 2009 inviando una mail a mirkoartuso@libero.it

info: Antonella Della Giustina 335.1248514

9.12.08


IL TAO DI BRUCE LEE
Un drago in giardino

con Andrea Pennacchi
drammaturgia di Andrea Pennacchi

regia Mirko Artuso

Bruce Lee non è come tutti gli altri combattenti della televisione. Non è come Bud Spencer, e neppure come Van Damme, o Chuck Norris. Tanto meno come Steven Seagal.
Bruce Lee è una filosofia di vita, è una maniera di combattere pur non essendo alti due metri per centoventi chili di peso.
E' un percorso, che Pennacchi con la sua carica comica e Artuso con la sua misurata regia, ci fanno compiere, conducendo lo spettatore con mano leggera in un universo televisivo cha fa da sfondo ad un epoca, gli anni settanta.

Un viaggio che riserva tutta una serie di citazioni che sembrano rinchiuse nel vecchio zaino del liceo e che inaspettatamente fanno ridere anche le nuove generazioni, segno che da quegli anni ancora non ci si è usciti veramente.

1.12.08

foto per la stampa


14.9.08

DEBOLI E STORTI





DEBOLI E STORTI

con

Andreina Bori, Martina Turio, Miriam Sech, Giorgio Dal Corso, Sandro Andreato

scrittura scenica Cinzia Zanellato e Mirko Artuso
allestimento e regia Mirko Artuso
immagini video Raffaella Rivi
assistente di scena Cinzia Rupp
produzione TAM TEATRO MUSICA

E' un'improvvisazione jazz, suoni liberi, parole sghembe e pronunciate peggio. E' un progetto letto al contrario, una carta geografica orientata male. Una lunga passeggiata con le scarpe piene di sassi che non si ha il coraggio di togliere e si patisce il dolore in silenzio.
Un momento in cui incontrare Sandro che non smette mai di parlare a voce alta di se e delle sue idee e che per questo mi incanta. Giorgio che quando deve chiedermi qualcosa come : quale sarà il prossimo spettacolo? Mi chiede: Mirko... che teatro faremo? Per lui, credo, “fare teatro” è qualcosa di molto simile a costruire le mura di un edificio (il mio pensiero di drammaturgia è qualcosa di simile). Andreina che è già stata la figlia di Prospero, Gelsomina, se stessa e il primo giorno di primavera senza smettere mai di essere Andreina. Martina che è lenta quanto basta per dire ed essere potente e antica. Miriam che nelle giornate di pioggia porta al pascolo gli ombrelli.
Si può incontrare la qualità del loro sguardo.
E' uno sguardo lieve, animale, sulle stupidità dell'uomo e del suo mondo. Lo sguardo che appartiene a queste persone che hanno soltanto il bisogno di comunicare la propria identità per sentirne la presenza nel mondo.

La compagnia denominata “Teatri di Carta” per la particolare fragilità dei suoi attori, si è riunita nel 2001 dopo diversi anni di attività laboratoriali e incontri importanti con attori e registi del panorama nazionale. Teatri di Carta è uno dei modi possibili per farsi chiamare, non una ragione sociale, questa l'abbiamo sempre chiesta in prestito, è sempre stato il nostro scambio e il nostro modo di ringraziare per l'ospitalità. Con Moby Dick – Teatri della Riviera prima, poi con La Piccionaia i Carrara – Teatro Stabile d'Innovazione e oggi con Tam Teatro Musica. Negli anni i nostri spettacoli sono stati rappresentati nelle stagioni teatrali ufficiali o dedicate al teatro e disagio.

Con lo spettacolo Deboli e Storti la compagnia continua un percorso di scrittura scenica che alterna improvvisazione a rigore interpretativo, libera interpretazione degli eventi umani e senso profondo della parola.

Mirko Artuso

11.3.08

TREVISO CITTA' MANIFESTA




le foto sono di Enrico Colussi

L'INUTILE INDISPENSABILE

Oggi presentiamo Treviso Manifesta, secondo appuntamento, manifestazione di piazza pensata e creata da persone inutili: io, per esempio, faccio quadri, disegni, vignette, dunque opere inutili. Bizzarro, musicista, quindi creatore di cose inutili, per arrivare al trionfo dell'inutilità:Mirko Artuso, due metri di sontuosa bistecca padana, e cosa fa? L'attore, la più imbarazzante delle inutilità. Apriamo i microfoni agli inutili. Così ci definisce qualcuno territorialmente molto vicino a noi. Va bene, però aggiungo "indispensabili". Ci vantiamo di ritenerci delle "indispensabili inutilità". Auguri. (Beppe Mora)


ecco le date dei prossimi reading spontanei in città . troverete le indicazioni sui luoghi e gli orari sulla stampa locale. le date possono subire variazioni.

20 APRILE
11 MAGGIO
22 GIUGNO
20 LUGLIO
24 AGOSTO
21 SETTEMBRE
19 OTTOBRE
23 NOVEMBRE
14 DICEMBRE

> INVITO TUTTI A PARTECIPARE

“Treviso Manifesta” di Ricky Bizzarro

Voglio essere chiaro il più possibile.
L’incontro di domenica scorsa, organizzato dal sottoscritto e da Mirko Artuso, durante il quale diversi artisti trevigiani hanno “regalato” alla città musiche e letture, sarà un appuntamento che si protrarrà con cadenza regolare: una volta al mese, fino alla fine dell’anno in corso, in luoghi da definire di volta in volta all’interno delle mura cittadine.
Detto questo, colgo l’occasione per invitare, anche a nome di chi ha già aderito all’iniziativa, autori, poeti, danzatori, musicisti, attori, pittori, ecc.. a partecipare ed esprimersi. E’ una buona occasione per vestire la città di abiti nuovi.
Voglio davvero essere chiaro il più possibile. Siete tutti invitati!
Nessuna scusa tipo : “ No son vegnuo parchè nessuno me gà invità!”. Non regge.
In ogni ambiente artistico, certe voci si trasmettono più veloci del virus dell’influenza.
Lo sapete tutti, artisti intendo, quindi fatevi sentire.
Sono giustificati solo quelli in tournee permanente attorno al globo ( nessun trevisan che me risulta…). Tutti gli altri presenti!
Detto questo, tengo a precisare che l’iniziativa non ha nessuno scopo politico, se non quello di aiutare il “Medio Evo” culturale che affligge la città da ormai troppo tempo, a spegnersi serenamente.
Si tratta, in fondo, di una caritatevole eutanasia. Una dolce morte da somministrare con umana “pietas”. Nessuna vendetta. Nessuna violenza.
E’nostra intenzione aiutare il naturale svolgersi degli eventi: alle epoche oscure seguono tempi luminosi. Sempre. La storia ce lo insegna.
Nessuno può ingabbiare in modo definitivo le idee: meglio di Houdinì, il pensiero umano è in grado di sciogliere qualsiasi nodo lo imprigioni.
Attendiamo quindi fiduciosi un “Rinascimento”, un’epopea luminosa che dissolva le “nebbie ignoranti”, stese sulla città da chi ha sempre creduto che i “congiuntivi” fossero raccordi per tubature.
Non siamo certo qui a sbandierare la presenza di qualche novello Michelangelo o Da Vinci, figuriamoci, vogliamo solo presenziare, esporre le nostre facce, testimoniare che in città ci sono altri “neuroni vivi” oltre a quelli che già si muovono da tempo.
Lo scopo è quello di “abbellire” ulteriormente la città spingendo il decoro oltre le fioriere sui ponti, le mura pulite, gli asfalti ben tirati e le rotonde dal “Pigreco” sbilenco.
Vogliamo dare un seguito al Manifesto “Treviso Città Aperta”, aggiungendo nuovi capitoli allo scritto.
Non ci esibiamo credendo che Treviso sia razzista e intollerante nei confronti degli ultimi: la città non è razzista e questo lo sappiamo bene, tutt’al più soffre di pigrizia congenita.
Non ci battiamo per le cause degli immigrati: per quelle ci sono associazioni e addetti ai lavori vari, che già da tempo svolgono il loro lavoro in maniera egregia.
Nessuna politica ci spinge a farlo e nessuna politica uscirà dai nostri microfoni durante gli happening.
Quello di cui siamo certi, è che gli artisti trevigiani (morti a parte) sono costretti a riscuotere i consensi del proprio lavoro altrove: lontano dalla città. Questo è inaccettabile!
Un piccolo consiglio ai gestori dei bar: adottate un artista, uno di quelli che non fanno rumore.
“Piantatelo” sul vostro plateatico e non dimenticatevi di dargli da bere ( è una razza che necessita di molti liquidi). Avrete così un motivo in più per non farvi soffiare da sotto il naso pezzi del vostro sudato lavoro.

Le date saranno presto pubblicate nei seguenti siti: www.lealtreparole.blogspot.com , www.radiofiera.it , www.fioi.tv .

Ricky Bizzarro

25.2.08

NUOVE PRODUZIONI '08-'09









LA STANZA DELLE SPOSE
di Mirko Artuso



Il mondo è alcune tenere imprecisioni.
Jorge Luis Borges




Nel maggio del 2007 il gruppo ha messo in scena un finale di laboratorio dal titolo Shanghai. Azione teatrale, una riflessione sulle infinite possibili combinazioni all’origine di un individuo; sulla Vita, che all’origine del suo accadere è esplosione, casualità ed equilibrio sottilissimo; un viaggio dal caos ad un ordine che si manifesta sempre in un modo unico e irripetibile, ma che in sé mantiene l’eco degli infiniti altri destini che non si sono realizzati.
Nel 2008 il gruppo si è dedicato ad un lavoro che, muovendo dalla suggestiva ritualità di SHANGHAI.Azione teatrale, ha proceduto verso una maggiore introspezione. In La stanza delle spose, continuando dal tema dell’infinità dei destini possibili, realizzati e non, e delle infinite casualità che si contendono l’emergere della Vita, le educatrici hanno riflettuto su un’immagine di sposa e di madre, attingendo dal proprio vissuto, dal senso comune o dall’immaginazione personale. Essere donne, spose, madri. Proiettarsi in un figlio, o in una figlia, immaginati nel tempo dei sogni sul futuro. Proiezioni di desideri, confessioni di sofferenze. Donne che si pensano come madri e ripercorrono il proprio destino, da quando lo avevano solo immaginato, a quello che poi è stato. Figli immaginati come sposi, e proiezioni del proprio immaginario, su figli non avuti / Agnese Di Martino



LEALTREPAROLE.
Laboratorio teatrale per ospiti e operatori sociali dei C.S.R. del territorio
Realizzato grazie ad una rete di collaborazioni tra
Az.Usl - Ass.to alla Salute e Servizi alla Persona del Comune di Ferrara –
Centro Servizi per il Volontariato – Teatro Comunale – Coop.va Cidas – Coop.va Serena

Il gruppo Lealtreparole nasce nel 2003 da un progetto promosso dal Centro Servizi per il Volontariato di Ferrara, ottenendo nel tempo la collaborazione di altri enti. Il lavoro di questo gruppo, che integra educatrici e ospiti dei centri socio-riabilitativi di Ferrara, si fonda sul presupposto che l’esperienza teatrale arricchisce, svela e cambia da un lato le risorse di ogni individuo, dall’altro le forme e la qualità delle relazioni. Per questo gruppo fare teatro è infatti un modo speciale di creare relazioni speciali, giocare di equilibrio – o di perdita di equilibrio – sulla linea di confine tra abilità e disabilità, e guardare oltre. In questo laboratorio, come nel lavoro quotidiano delle educatrici, l’imprevisto è esperienza costante, da cui iniziano i viaggi più interessanti e le scoperte. Riconoscere una risposta anche nei silenzi, dilatare i tempi dell’ascolto e dell’attesa, sospendere le aspettative, imparare a parlare e ad ascoltare con tutti i sensi, in tutti i sensi, con altre parole; perché una risposta può essere eclatante e immediata, o una piccola sfumatura che si manifesta lentamente. Se nel contesto ordinario l’imprevisto può essere un ostacolo allo svolgimento delle attività programmate, nell’esperienza del laboratorio l’imprevisto diventa fonte di conoscenza e creatività. L’approccio creativo all’imprevisto, vissuto come suggerimento e non come ostacolo, riporta l’attenzione sulla persona e da alla relazione possibilità infinitamente più ampie. La pratica teatrale offre alla relazione tra persona disabile ed educatrice moltissime di queste possibilità nuove, e introduce nella formazione degli operatori sociali qualcosa che va molto oltre il lavoro di tutti i giorni. Stare in un tempo e in uno spazio nuovi, al di fuori dei contesti di lavoro, rinunciando a vivere gli obblighi del ruolo, rende l’interazione più interessante e le permette uno scarto rispetto alle sue manifestazioni quotidiane, consentendo di fare, all’educatrice e alla persona assistita, nuove esperienze di fiducia.
Sin dal suo primo anno di attività il gruppo è condotto dal regista-attore trevigiano Mirko Artuso, con il quale ha realizzato tre finali di laboratorio: Senza ombra di dubbio….e altre illusioni (2005), Voci dalla città (2006) e SHANGHAI.Azione teatrale (2007), sempre offerti al pubblico con un sentimento di ospitalità, lontano dalla volontà di dimostrare, restando sempre fedeli a ciò che si è stati durante il viaggio.





Fondazione Cassamarca e Oasi Cervara
presentano

LE PRINCIPESSE DANZANTI

“...Le fiabe raccontano viaggi che non deludono...”.

Ogni volta che si inventa, si ascolta o si guarda una storia si compie un viaggio. Il “C’era una volta...” apre sempre le porte a paesi lontani.

di Mirko Artuso e Sara Beltrame
allestimento e regia Mirko Artuso
con Anna e Alessandra Bragagnolo, Paola Dallan
con la collaborazione di Anagoor

venerdì 20 e sabato 21 giugno ore 21.15
venerdì 18 e sabato 19 luglio ore 21.15
venerdì 14 agosto ore 21.15
sabato 15 agosto ore 21.15 Festa di ferragosto




LAS PRINCESAS DANZANTES
 
"...Los cuentos narran viajes que no decepcionan...".

Cada vez que se inventa, se escucha o se mira una historia se realiza un viaje. El "Habìa una vez... " siempre abre puertas hacia pueblos lejanos.
 
 
 
LES PRINCESSES DANSEUSES
 
"...Les contes de fées racontent les voyages qui ve deçoivent pas...".
 
Chaque fois qu´ on invente, qu´ on écoute ou on regarde une histoire, on fait un voyage. Le "Il y était une fois" ouvre toujours les portes à des pays lointains.
 

跳舞的公主
“… 童话故事讲述一种不让人失望的旅行…”.

每次 你虚构,听或者看一个童话, 你做一趟旅行。 “从前..”的这个句子,总是 给远远的国家开门。

06月20日(星期五)和21日(星期六),下午 9点15分
07月18日(星期五)和19日(星期六), 下午9点15分
08月14日(星期五),下午9点15分
08月15日*(星期六),下午9点15分 ,圣母升天节

DANCING PRINCESSES
“…Fairy tales tell about journeys which don’t disappoint…”

Every time you invent or you watch a story or you go on a journey. “Once upon a time…” always open the doors to far away countries.

Friday 20 and Saturday 21 June 21.15 pm
Friday 28 and Saturday 19 July 21.15 pm
Friday 14 August 21.15 pm
Saturday 15 August 21.15 pm

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PROFETA TRA GLI STUPIDI


Alexander Langer fu un vero profeta dei giorni nostri, l’anima del pacifismo europeo e del movimento dei Verdi, profondo filosofo e conoscitore del mondo.
Il suo suicidio (a Pian dei Giullari vicino a Firenze il 3 luglio 1995) appeso ad un albero di albicocco, ancora oggi ci lascia sgomenti.

Come Lui, anche il protagonista dello spettacolo sa bene cosa sia il suicidio, perché egli stesso lo ha vissuto sulla sua pelle, quindi lo analizza fino alla comprensione che il suicidio di Alexander nasconde
una profonda verità sul mondo.

Questo spettacolo non vuole essere una biografia di Alexander Langer e tantomeno una sua celebrazione. Non ci importa
raccontare Alex, tanti lo hanno fatto.

Ci importa metterlo in relazione con il nostro mondo. Langer diventa per noi oggetto del desiderio, un profeta che ci indica una strada che, purtroppo, non prendiamo.

Lo spettacolo parla di noi, della nostra società, del nostro ambiente, della nostra vita.

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MIRKO ARTUSO. le DATE e gli SPETTACOLI in tournèe


GENNAIO
Sabato 17 Amleto in salsa piccante Regia Mirko Artuso teatro Don Bosco Pordenone
Lunedì 19 Fratelli Incivili Auditorium S. Chiara Trento di e con A. Brunello e M. Artuso
da Martedì 20  a Sabato 24 con Ricky Bizzarro ospiti a Agadir (Marocco) festival cinema e arte
Dal 20 al 25 Festival Cinema e Teatro Agadir Marocco
Giovedì 29 Fratelli Incivili Auditorium MART Rovereto
Venerdì 30 Fratelli Incivili Pozza di Fassa (TN)
Sabato 31 Fratelli Incivili MezzoLombardo (TN)

FEBBRAIO
Venerdì 6 Il Tao di Bruce Lee regia M. Artuso con A. Pennacchi - Piove di Sacco (PD)
A. Langer- Profeta tra gli stupidi . Teatro Maddalene Padova con A. Brunello regia M.Artuso
Lunedì 9 Fratelli Incivili Trento
Sabato 14 Fratelli Incivili Borgo Val Sugana (TN)


MARZO
Lunedì 2 Fratelli Incivili Centro Culturale CANDIANI Mestre (VE)

APRILE
domenica 19 palamazzalovo - montebelluna Sotto una cattiva luna - con R.Bizzarro,S.Dal Col, M.Balestracci, T.Marton - questa terra è la nostra terra
martedì 28 villa guidini - zero branco (TV) lettura sulla resistenza ore 21.00
mercoledì 29 aula magna Liceo Canova - treviso manifesta - con ricky bizzarro e beppe mora

MAGGIO
venerdì 1 teatro aurora ore 21.00 Costituzione con Bubamara, Manodopera, Bizzarro
sabato 16 treviso manifesta p.za vittoria ore 16.30 con R.Bizzarro e B. Mora
mercoledì 27 Tempesta ore 11.00 progetto T&H treviso

GIUGNO
sabato 6 Ostellato (FE) Teatro comunale ore 21.00 La stanza delle spose -prog. T&H Ferrara
dal 8 al 14 prove gargantua - oasi cervara treviso
dal 15 al 30 prove satana a trento

LUGLIO
venerdì 3 Satana debutto Val di Non - Trento con Andrea Brunello e Michela Embriaco
dal 4 al 9 prove Gargantua - oasi cervara treviso
dal 10 al 12 Gargantua ore 21.00 Oasi Cervara Quinto -  con andrea Pennacchi e Paola Dallan
dal 15 al 30 sul set del nuovo film di G.Marinelli
sabato 18 LIBROVAGANDO trevisoViva con Bizzarro, M.Cescon, G. Casale, M.Bubola &co...

AGOSTO

SETTEMBRE

OTTOBRE

NOVEMBRE

DICEMBRE


le date ei luoghi possono subire variazioni. cerco di tenerlo costantemente aggiornato

CI VEDIAMO A TEATRO

19.9.07

LABORATORI . questioni di spazio e di tempo




FERRARA UNIVERSITA' periodo Ottobre 2007 Dicembre 2007
FERRARA Progetto T&H periodo Ottobre 2007 Maggio 2008
TREVISO Progetto T&H periodo Settembre 2007 Dicembre 2007
CONEGLIANO mangiarsi le parole - lettura ad alta voce periodo Febbraio 2008 Aprile 2008
OASI CERVARA periodo 27.28.29 Giugno - 4.5.6 - 11.12.13 Luglio 2008 Tre Laboratori per tre fine settimana intensivi VOCE. PAROLA. MOVIMENTO condotti da Mirko Artuso - Paola Dallan - Marco Menegoni - Simone DeRai
CENTRO NEUROPSICHIATRIA Infantile Torino periodo Agosto 2008 Settembre 2008

Riflessioni sul senso del fare teatro oggi
 
Ho bisogno di una forte affinità con le persone con cui lavoro, perché quello che si cerca ogni volta di raggiungere è un rapporto intimo e originale, che non può che fondarsi sulla fiducia reciproca e sullo scambio. Le intenzioni devono essere chiare, perché sia preciso l’obiettivo e una volta raggiunto condivisibile.. Quello che cerco è un filo continuo, una linea che parte dall’affinità tra le persone coinvolte e cerca lo spazio intorno e dentro alle parole, ai gesti, alle azioni.
 
Sembra paradossale ma quello che accade in questi casi penso che si possa chiamare immobilità nel movimento. Non è difficile da cogliere questa sottile sfumatura negli attori con i quali lavoro. L’apparente fissità spesso nasconde un movimento interiore potentissimo, capace di commuovere e divertire, destabilizzante per la maggior parte delle volte. Eppure sembrano immobili, come fissati nell’orizzonte senza pensieri.
 
Il filo di cui parlo, lega tra loro, quasi tutti i lavori che ho nel tempo proposto. Cerco di stare lontano il più possibile dal tranello (ricatto morale) buono o cattivo, bello o brutto, migliore o peggiore e mi concentro sul filo, la linea che tiene saldamente in piedi tutta l’opera: è un’unica concezione, un modo di guardare e ascoltare. Il teatro vuol dire un milione di cose, ma alla fine, deve prima volerne dire una sola; se non vuole dire una sola cosa, prima o poi si sfalda, si sgretola. Si perde e si confonde.
 

SHANGHAI azione teatrale 2 - LE SPOSE

Doveva essere una sposa felice.
Lo rivelava quella pieghetta sulle labbra.
Pensava a quando si era innamorata, a come lui aveva scelto la musica per quel momento con una prudenza piena di orgoglio perché sapeva che quello era un miracolo che avrebbe compiuto ogni volta, solo per lei.

Doveva essere una sposa felice.
Quando lo proteggeva da un mondo troppo complicato,
troppo feroce con lui che spesso si sentiva disarmato.

Doveva essere una sposa felice.
Anche quando lui la proteggeva con i suoi occhi incantati, con le sue parole serene dalla meschinità e dall’arroganza del mondo.

Doveva essere una sposa felice.
Quando ballavano e sembravano due ragazzini, leggeri e lontani da ogni cosa.

Doveva essere una sposa felice.
Ma lui la stava ancora aspettando.

Condannato a cercarla in tutte le donne che per caso o per forza incontrava nella sua vita.
In poche sono riuscite a vedere gli splendidi mondi che lui avrebbe costruito per loro come solo uno sposo fedele può fare ma senza una donna da amare.

(testo di Rachele)



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photo di Barbara Campo

18.9.07

MANGIARSI LE PAROLE. lettura a voce alta

(photo Mirko Artuso)




LIBRILIBERI 2007-2008

MANGIARSI LE PAROLE
laboratorio di lettura ad alta voce

ideazione e direzione artistica di
MIRKO ARTUSO



"...Se un giorno ti ammalerai di parole, come a tutti noi succede, e sarai stanco, o stanca, di sentirle, di dirle. Se qualsiasi parola sceglierai ti sembrerà sprecata, senza luce, sminuita.
Se avrai la nausea quando senti “orribile” “fantastico” per qualsiasi fatto, non ti curerai, ovviamente, con una zuppa di lettere.
Farai quanto segue: cuocerai al dente un piatto di spaghetti che condirai con il sugo più semplice: aglio, olio e peperoncino.
Al lato destro del piatto fondo colmo di spaghetti conditi come ho detto, metterai un libro aperto. Al lato sinistro, metterai un altro libro aperto. Di fronte, un bicchiere pieno di vino rosso.
Qualsiasi altra compagnia non è consigliabile.
Sfoglierai a caso, le pagine dell’uno e dell’altro libro, ma entrambi devono essere di poesia.
Solo i buoni poeti ci curano dall'esser saturi di parole.
Solo il cibo semplice ed essenziale ci cura dai peccati di gola...".

Il progetto che propongo ha come obiettivo l'incontro tra le diverse arti dello scrivere, del cucinare, del leggere e dell'ascoltare. Riscoprire nelle loro viscere il nostro essere, le nostre qualità e le capacità di ognuno nell'esprimerle.
(In questi vent'anni di teatro ho incontrato autori, registi, attori, storie e centinaia di persone che con grande generosità a loro volta mi hanno fatto incontrare altri autori, registi, attori e storie, tante, infinite storie.)

Tra le tante storie, sono particolarmente legato a quella di Babette.
Il pranzo raccontato da K. Blixen e che Babette prepara, è una fusione perfetta di carne e di spirito, di ciò che in fondo siamo.

Mi piace l'idea di coinvolgere un gruppo di lettura a partire dalle storie di cibo, come fossero storie da mangiare. Il progetto potrebbe ovviamente coinvolgere i ristoratori locali e portare gli spettatori, in particolare i giovani, a tavola per l'incontro con i diversi sapori, della cucina, della letteratura e della cerimonia insieme.

Mi immagino un momento di ricerca di gruppo che porterà ad individuare nelle tante pagine di letteratura la presenza massiccia di questo connubio tra cibo e scrittura, che proseguirà con la preparazione dei diversi momenti di letture pubbliche da presentare nei diversi luoghi della città.

11.9.07

laboratorio teatro Centro Neuropsichiatria Infantile Torino Agosto-Settembre 2007

(photo Mirko Artuso)







abbiamo raccontato la storia di Pierino e il Lupo. Abbiamo cercato il lupo in tutte le persone e lo abbiamo trovato nel nonno.

17.7.07

teatro in natura. con la notte nel cuore

(photo Mirko Artuso)


laboratorio teatro in natura Oasi Cervara giugno - luglio 2008




TRE LABORATORI INTENSIVI SU CORPO. PAROLA. MOVIMENTO
condotti da Mirko Artuso, Paola Dallan, Marco Menegoni, Simone DeRai

27.28.29 giugno
4.5.6 - 11.12.13 luglio

info e iscrizioni
oasi cervara
antonella 335. 1248514
simone 348. 7368696





angelo sereno

angelo sorride sempre

ritratti per "con la notte nel cuore, ovvero il mistero del tassidermista" - di Mirko Artuso



Un racconto al giorno

1.
EMILIO FRANCHETTO
pilota

Un terribile mal di denti non gli dava tregua quella notte.
Dalla sua finestra vedeva un vortice di foglie salire al cielo.
Sentiva l’odore del cibo che aveva portato al suo cane prima di coricarsi.
Avrebbe gradito dormire qualche ora, prima del volo.

2.
CLAUDIA FRANCHETTO
pensionata

Parlava da ore dello stesso argomento con la sorella.
Non ricordava però l’ora in cui aveva partorito il quinto figlio e nemmeno il numero della stanza in cui era stata ricoverata.
Portava con sé, nascosto nel reggiseno un fiore secco, raccolto da bambina in un bosco del Cadore. Conosceva a memoria le canzoni di Nilla Pizzi.

3.
FABIO FRANCH
AVVOCATO PENALISTA

Stava raccogliendo un’intera confezione di zucchero caduta sul pavimento della cucina. Non riuscì ad alzare lo sguardo. Il dolore fu atroce. Rapido il sangue correva sul pavimento mescolandosi allo zucchero e tingendolo di rosso. Sentiva ridere alle spalle e non riusciva a muovere un solo passo per liberarsi da quella condizione. Un urlo di donna interruppe il silenzio. Tre, o forse quattro persone si scambiarono frettolosamente qualche battuta, risero ancora e se ne andarono.
Non aveva immaginato una simile fine.

4.
FULVIA FRANCO
Pediatra

Si era già più volte rivolta alla polizia municipale per sottoporre il suo caso.
Aveva inviato lettere di protesta al Sindaco e agli assessori competenti. Ma non era servito a nulla. Ogni sera si ripeteva la stessa storia. Un gruppetto di adolescenti tiravano attraverso la finestra del suo studiolo corpi di uccelli morti in volo. Forse, incapaci di atterrare. I bambini che aveva amorevolmente curato per anni, ora erano cresciuti. Pallida in volto urlava: “basta, finitela…” e si risvegliava bagnata di sudore. Cercava ogni volta il corpo degli uccelli volati dalla finestra sul pavimento, ma non li trovava.
Il comandante della polizia municipale le aveva consigliato di parlarne con un medico o con qualcuno che in qualche modo potesse aiutarla.

5.
EMILIANO FRANCESCHETTO
Operaio specializzato

Abile nei sotterfugi, aveva convinto la moglie a seguirlo quella sera. Prima che i vicini tornassero dal lavoro aveva cosparso il prato con un potente diserbante. Lo aveva opportunamente bagnato, e poi si era seduto con la moglie su due comode poltroncine in vimini ad aspettare. Fumava solo in certe occasioni, questa era una di quelle occasioni. La moglie con i capelli raccolti, gli occhi socchiusi godeva degli ultimi raggi di sole prima del tramonto. Non erano nati figli, avevano fatto molte visite di controllo pagando profumatamente i migliori specialisti. Avevano l’esenzione I.V.A per l’acquisto delle automobili.

6.
BARBARA FRANCESCHETTO
INVALIDA CIVILE

Moglie di Emiliano. Costretta su una sedia a rotelle non aveva mai creduto alle suggestione del marito che insisteva nel coinvolgerla. Si limitava a seguire amorevolmente i desideri del marito. Prestava servizio di volontariato presso un centro di riabilitazione per disabili della città. Amava fotografarsi in giardino ogni mattina appena sveglia. I vicini la guardavano increduli.
La sua vita onirica spesso era interrotta da scene erotiche con animali.

7.
DAVIDE FRANCESCHI
PIZZAIOLO

Di solito andava a piedi a lavorare. Fischiando. Quel pomeriggio, poco dopo le diciassette era uscito di casa e camminando verso l’automobile cercava nelle tasche dei pantaloni le chiavi. Strette nel pugno della mano destra alcune piume colorate, non le chiavi, ma delle piume dai colori cangianti. Tornò in casa e non diede importanza alle piume e le gettò sul marciapiede. Era in ritardo.
Il suo sogno segreto era di vincere un concorso televisivo per dilettanti. Cantava con passione e impegno. Ogni mattina con il sorgere del sole.

8.ALBERTO FRANCESC
ARTIGIANO

Parlava di donne al bar con gli amici. Il volume della sua voce sovrastava quello della musica alla radio. I mezzi pubblici erano in sciopero per tutta la mattina. Un caffè ancora e poi di corsa al lavoro. I vetri del bar si frantumarono seguiti dal frastuono dei pezzi e le schegge che cadevano a terra. Infiniti pensieri attraversarono la mente degli avventori in quell’istante. L’odore dell’asfalto bagnato pervase la stanza, il calendario della squadra del cuore mosso dal vento cadde anche lui tra i vetri. Alberto si chinò e raccolse tra i vetri quei corpi bagnati e privi di sensi. Il caffè si era raffreddato nella tazzina. Il sole stentava ad illuminare quella grigia giornata.

9.
LAURA FRANCESCHET
INFERMIERA

Non amava uscire accompagnata da uomini che non conosceva. Farsi vedere per strada truccata e vestita a quel modo. Provava vergogna, imbarazzo.
Preferiva vedere i suoi amanti in casa. Cucinare per loro, bere con loro qualche bicchiere di vino d’annata, amarli e dare loro un altro appuntamento se lo riteneva opportuno. Si vestiva di blu. Era una specie di volo a planare l’abbraccio in cui si lasciava cadere. Pervasa dai brividi, quasi a perdere i sensi. Gemeva. Stridulo il suono. Poi, breve, il sonno la rapiva.
Le piacevano i fiori recisi.

10.
BEPPE FRANCHIN
AGRICOLTORE

Passava le ore in sella al trattore, avanti qualche metro e poi indietro, senza sosta, sempre uguale. Come fosse costretto da un recinto invisibile, una gabbia. Di tanto in tanto alzava gli occhi al cielo, ma era chiaro dal suo sguardo assente che non trovava ciò che stava cercando. Avanti, indietro. Avanti, indietro. Per ore. In fondo al cortile il figlio, Aurelio lo stava guardando. Si era convinto che il padre sarebbe guarito. Non aveva perso la speranza. Gli mandava baci con la mano da lontano e sorrideva. Negli ultimi giorni non scendeva più, nemmeno per mangiare. Avanti, indietro. Avanti, indietro.

11.
LAURO FACCHINEL
IMBIANCHINO

Sotto casa teneva in bella vista una collezione di vecchie gabbie per uccelli.
I volatili , no, quelli li aveva liberati, lasciati andare molto tempo fa.
In molte delle case private che aveva negli anni ridipinte, quasi sempre di bianco, (non amava i colori) lasciava un segno. Un graffio sulla calce con le sembianze di un rapace in picchiata sulla preda indifesa. In ognuna di queste stanze ancora oggi si trova il segno che Lauro era solito lasciare.
Non chiedeteci perché. Lauro riposa nella casa per anziani e non parla più con nessuno. Nessuno.

12.
EMANUELA FRANCINEL
IMPIEGATA

Non trovava gli occhiali. Che novità. Beveva un sorso d’acqua, girava su se stessa in una piroetta che spostava l’aria e li trovava. Di solito là, dove li aveva lasciati. Emanuela posava i piedi per terra poche volte in un giorno, leggera fluttuava con la velocità dei pensieri. A colori. Pensava a colori. Cattolica, praticante; pregava per ore e sperava il suo ritorno, lo aveva sperato per anni, anni e anni ancora. Giurava a tutti che avrebbero preso il volo se solo fosse tornato. Se solo fosse tornato a cercare con lei almeno un’ultima volta gli occhiali. E’ rimasta l’eco delle sue risa. I suoi vestiti a fiori appesi nell’armadio vicino alla finestra, le tavole pitagoriche incise sulla creta che aveva appoggiato sul terrazzo ad asciugare al sole. Vista da dietro aveva l’andatura di un inciampo.

13.
ILARIO FRANCHET
COMMERCIANTE

MARCO: Contava i battiti, il ticchettio del becco sulle stecche di legno della gabbia.
Le segnava a matita su un quaderno a righe con le pagine profumate.
Contava i passaggi dall’una all’altra e anche questi li segnava con precisione sullo stesso quaderno. Teneva a memoria le condizioni meteorologiche in cui avvenivano queste osservazioni. Si accorse per esempio che la neve caduta durante la notte aveva notevolmente rallentato i passaggi, il ticchettio del becco e tutte le altre ossessive abitudini. Aveva persino provato a cambiare la gabbia; le misure, gli spazi erano cambiati. Le ossessive abitudini, no, quelle no. Ne aveva parlato con Alessia la figlia “minore”. Aveva provato a convincerla. Ma lei testarda non ne voleva sapere. Continuava. Gli stessi battiti, il ticchettio del becco…

GIOVANNA: All’ultima assemblea di condominio si erano lamentati anche i vicini, due anziani ancora in gamba che non avevano più voluto avere animali in casa da quel giorno. Mai più giurarono. Mai più.

14.
PAOLA FRANCESCHIN
ESTETISTA

Aveva programmato una breve vacanza con quello che continuava a definire:”Un amico…è solo un amico ti ho detto!” ma che tutti sapevano essere l’amante. Pensava che sarebbero andati in quella città in riva al mare, avrebbero noleggiato una barca con il motore e, preso il largo, avrebbero fatto l’amore. Non andò così, non si fermarono in una città in riva al mare e non fecero nemmeno l’amore. Litigarono per ore senza un motivo apparente alla fermata dei taxi davanti alla stazione dei treni. Farebbe bene a rivolgersi a un chirurgo estetico ora con quel graffio in faccia. Sembra un artiglio.

15.
Eloisa Fava
disoccupata

pronto! potresti prendermi... latte?, mezzo litro, uova fresc... pronto? mi senti?
ho detto latte, sì, mezzo,... mezzo litro intero e uova fresche. grazie. ciao. a dopo. bacio, bacio, ciao, ciao...
non era più tornata, sua madre non smetteva di pensare a quell'ultima telefonata: ... mezzo litro intero... pronto? mi senti? bacio, bacio...
l'azzurro dei lampeggianti riflesso contro il muro le suggeriva angoscia, le domande, infinite, della polizia le davano un profondo senso di vuoto, di inutile.
Eloisa dov'era? questa era l'unica domanda dalla quale voleva una risposta.
erano le sette di sera, quando finalmente i lampeggianti smisero di torturarle l'anima e gli occhi. con loro se ne andò anche la speranza di rivedere Eloisa .

16.
Davide Fatti
custode

Un suono secco, un vetro in frantumi, un sasso sul pavimento, un tonfo sordo sulle scale. Si era girato con le mani bagnate e fredde, di ghiaccio. Quel suono, improvviso, senza capire da dove esattamente, lo aveva distratto dal pesce che stava pulendo, doveva essere la cena per lei e lui finalmente insieme. Lei e lui finalmente insieme.
Da qualche mese si sentiva osservato, tanto da sentirsi minacciato. Usciva dal museo dove lavorava come custode, e insospettito da strani movimenti tutto intorno, cambiava spesso strada per tornare a casa. Oppure si fermava inaspettatamente al bar, o in edicola, insomma cercava di spezzare le abitudini e di confondere chi secondo lui, lo stava in quel momento inseguendo.
Faceva molto caldo quella sera, i suoni intorno erano ovattati e stanchi, tutto nell'aria sembrava sospeso.

17.
Dino Fogli
chimico

Non voleva sedersi, diceva:"Ho le gambe gonfie, mi danno fastidio le ginocchia, le sento a tratti più calde e a tratti più fredde". Tremava aveva paura e non sapeva di cosa esattamente. Senza accorgersene staccava piccoli pezzi di pelle con le unghie e ne faceva delle minuscole palline. Dal naso colava un rivolo di sangue denso. Non ricordava. Non riusciva nonostante lo sforzo a ricordare.

3.1.07

I passi: ritratto a domande di Piera

Sulla base di una serie di domande tracciate su foglietti abbiamo costruito dei ritratti (Vedi post "Ritratti a domande")

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Franca ha 35 anni, abita da quando è nata in un paese vicino Ferrara, insieme ai suoi genitori.
Frequenta un centro socio-riabilitativo, anche se lei preferirebbe di molto restare a casa e poltrire.
Quando ha tempo libero ama guardare la tv, soprattutto le telenovelas, ma è famosa per conoscere a memoria molte canzoni della musica leggera italiana ed i suoi personaggi.
Non accetterebbe mai di fare una cosa controvoglia ma, poichè è molto educata e non lancerebbe mai improperi, la sua classica esclamazione potrebbe essere “acciderbolina”.
Racconta sempre dell’emozione che ha provato quando ha assistito al concerto di Nek e lo ha visto così da vicino!
Qualche tempo fa un intervento chirurgico le ha cambiato la vita togliendole il mal di pancia e restituendole il benessere. Non ama molto parlare di sé nè tantomeno vantarsi, ma della sua più grande passione il canto, si stima moltissimo.
Non sopporta guardarsi allo specchio poiché pensa di avere molti difetti. E forse è anche per questo motivo che non racconta mai di sé né tantomeno cose inconfessabili.
Le piace molto fantasticare e con la fantasia vorrebbe trasferirsi in molti posti diversi, ma in realtà è molto abitudinaria e difficilmente lascerebbe il posto in cui vive.
Una cosa che potrebbe cambiargli la vita sarebbe condurre una vita sociale allargata e, perché no, anche trovarsi un fidanzato.
E’ rimasta molto turbata dalla morte dei suoi nonni e quindi ha il terrore della morte e qualunque cosa la rappresenti la porta ad un pianto disperato.
Un suo desiderio è quello di esibirsi in un mega karaoke davanti a tanta gente, questo potrebbe farla molto felice.
Di solito preferisce non spostarsi ma se deve proprio farlo si fa accompagnare in macchina.
Un suo sogno ricorrente è quello di convincere Mirco a poter ballare e cantare al laboratorio di teatro.
La sua principale preoccupazione è che cosa farà l’indomani. Con gli amici è molto gentile e premurosa. E’ soprannominata ‘piccolo elfo’ della luce (cioè non ostile).
Spesso la si incontra in un qualche Centro commerciale insieme alla sorella ma sono quasi certa che ci vada praticamente costretta o solo su promessa della sorella di un possibile acquisto.
Il suo piatto preferito è decisamente il riso in tutte le sue versioni.
Di solito si veste con pratiche tute sportive ed il suo colore preferito è decisamente il rosso.
Per conquistare si spertica in elogi esagerati della persona che ha di fronte e se la persona è un maschio può anche lasciarsi andare in qualche coccola.
Una cosa che fa tutti gli anni d’estate è quello di adeguarsi alle vacanze dei suoi genitori e di seguirli.

13.12.06

I passi: dialogo tra Elisa e il Piccolo Principe

DIALOGO TRA ELISA E IL PICCOLO PRINCIPE

E: Ciao, ma sei solo qui?
PP: Si…
E: beh, un bambino piccolo come te che cosa ci fa qui tutto solo?
PP: sono venuto fin qui per vedere quanti pianeti oltre al mio esistono.
E: Perché tu da dove vieni?
PP: Dall’ asteroide B 612 e tu?
E: Scusami… come da un asteroide, faccio fatica a crederlo.
PP: Si, si, vengo proprio da li.
E: Ma hai sembianze umane, quale è il tuo nome?
PP: mi chiamo Piccolo Principe e tu?
E: Elisa.
PP: Anche tu vieni da un pianeta lontano e sei venuta fino a qui per vedere cosa c’è qui giù?
E: No, io vengo dalla terra, provengo da una città molto, molto, lontana, e se devo essere sincera non so neanche come ho fatto ad arrivarci in questo deserto. Ma tu non hai paura, tu non sei triste, tu non sembri smarrito, come mai ho più paura io di te che sono grande e tu piccolino?
PP: Perché ho la mia rosa che mi aspetta.
E: La tua rosa? Beh hai solo una rosa che ti aspetta su tutto il tuo pianeta?
PP: Solo una rosa dici? Ma è la mia rosa.
E: Sarà anche tua ma sempre una sola rosa è.
PP: Tutte le altre rose possono anche essere uguali alla mia rosa ma sono vuote, nessuno le ha addomesticate, certamente un qualsiasi passante crederebbe che la mia rosa assomigli alle altre, ma lei, lei sola è più importante di tutte, perché è lei che ho innaffiata, perché è lei che ho messo sotto la campana di vetro, perché è lei che ho riparata con il paravento, perché su di lei ho ucciso i bruchi. Perché è lei la mia rosa.
E: E oltre la tua rosa?
PP: Ma il mio pianeta è piccolino, ogni giorno, appena ho finito di lavarmi, faccio la pulizia del pianeta, strappo i baobab appena li distinguo dai rosai, ai quali assomigliano molto quando sono piccoli, solo che se non si arriva in tempo a strapparli le radici ingombrano tutto, lo trapassano, e il pianeta scoppia.
E poi ogni giorno spazzo il camino dei miei vulcani in attività, che mi servono per scaldare la colazione, e spazzo anche il camino del vulcano spento che non si sa mai.
E: Addirittura, cosi piccolino è il tuo pianeta…
PP: disegnami una pecora per aiutarmi.
E: Per aiutarti che vuol dire?
PP: Si le pecore mi aiuteranno a mangiare le radici di baobab
E: Ma io non sono brava a disegnare, comunque ci provo.
PP: Questa è una pecora malaticcia, disegnane un’altra.
E: Questa ti piace di più?
PP: Questa è un ariete, le pecore non hanno le corna.
E: E questo allora ti va bene?
PP: Questo è proprio quello che volevo.
E: Ma se è una scatola con dei buchi…
PP: La pecora è dentro.
Come in questo disegno che tutti gli adulti credono che sia un cappello, invece è un boa che inghiotte un elefante.
Non avrei mai pensato che gli adulti avessero una mancanza di immaginazione così grande e scoraggiante.
E: Hai ragione, ma grazie a te e a tutte le cose che mi hai raccontato e fatto vedere anche io adesso posso iniziare a vedere con occhi diversi.
PP: Ma gli occhi sono ciechi, bisogna cercare solo con il cuore.
E: In effetti la pecora non si vede nel disegno, ma tu sai che c’è.
PP: La volpe una volta mi insegnò che l’essenziale è invisibile agli occhi, non si vede bene che con il cuore, e gli uomini hanno dimenticato questa verità.
E: Questa allora diventerà anche la mia verità.
PP: Ora che ti ho aperto il cuore torno dalla mia rosa.
E: Addio allora se non ci dovessimo più incontrare, è stato un piacere parlare con te. Mi hai insegnato tantissime cose. Torna dalla tua rosa, che io andrò finalmente a cercare la mia, e non la guarderò più con gli occhi soltanto ma anche con il cuore.

12.12.06

I passi: dialogo di Piera tra Laura e Franca

Laura: Sai Franca, sono emozionata, oggi è il mio compleanno ed è la prima volta che vengo in dis..coteca, e tu sei contenta?
Franca: Sono molto contenta, anche se mi sento frastornata, per fortuna che ci sei tu che sei la mia migliore amica.
L: Non ti preoccupare ch..ch..e ci sono io con te. E poi ci sono le nostre sorelle, non ti dimenticare.
F: Eh! le vedo, le vedo, ma per un po’ proviamo a dimenticarci di loro.Siamo io e te Laura e tanti ragazzi e ragazze.
L: Eeh?! Cc..ome? Non sento con questo frastuono.
F: Vieni dammi la mano, andiamo verso la pista
L: Pp..iano!Con questo buio ho paura di inciampare, e poi la musica è così alta che mi sembra di avere un tamburo al posto del cuore. Ii..o non sono coraggiosa come te, ho sempre paura di tutto io.
F: Dai Laura fidati di me che sono la tua amica e dammi la mano.
L: Ehi! Franca c’è molto cc..asino!! Però che bello! La musica mi trascina!..La musica mi fa dimenticare tutto.. anche le mie paure!No.. vv..eramente quelle me le ricordo ancora!
F: Dai Laura lascia perdere le tue paure e canta insieme a me quando ascolti la musica. Adesso..uno.. due.. tre..e via..
L: ..e via la mia goffaggine e comunque cc..hi se ne frega!
F: Adesso si che non ti riconosco, mi sembri una..grossa..libellula!
L: Dici davvero? Wow!..Si dai mi sento una ..gg..rossa libellula!!
F: Brava Laura! Vai bene così! Sei bravissima!
L: Ehi! Ff..ranca ci sono due cc..he ci stanno guardando!Dici che sia perché canto troppo forte! Perché io non sono stonata vero?
F: Eh! Mia cara tu non sei solo stonata ma stonatissima! Ma per questa volta mi piace ascoltarti lo stesso!
L: Si, ma quei due là mi sembra che guardano più te che me.
F: Dici? Aspetta un po’ che provo a spostarmi.
L: Dove vai, brutta scema.
F: Stai un attimo più in là che voglio proprio vedere chi stanno guardando quei due ragazzi.
L: Be’, tanto lo so che guardano te, che sei bella, anzi bellissima.
F: Ah ah ah! Bellissima io, questa poi (mi starà mica prendendo in giro, ma in barba alla bellezza, senti qui che musica, è troppo bellaaa)
L: Allora hai visto che guardano te quei due.
F: Me ne basterebbe uno, vedi quello biondino, non è niente male, guarda un po’ che non mi rifila, o è strabico o punta su di te, cara la mia stonatina (ora ci penso io con questa timidaccia). Dai, dammi la mano e vieni con me.
L: Dove mi porti, oh, oh, mi fai ca... cadere!
F: Qua ti porto, da Maometto, o come cavolo si dice.
L: Dai, mi hai portato addosso a quei due ra.. ragazzi, dai che mi vergogno!
F: Scusate ragazzi, ma io e questa mia amica volevamo proprio conoscervi… intanto possiamo ballare qui dove siete voi, aspettate che recupero la mia amica timida che se ne vuole andare, dai vieni qui a ballare insieme a noi!
L: Ec…co, ci sono, ma co…sa succede qua… scusa ma non so neanche come ti cc..hiami (che carino che è questo biondino) ma se mi guardi così, divento tutta rossa.
F: Dai Laura che è il tuo momento, te l’avevo detto che guardava te, mia grossa libellula.
L: E’ ma..magnifico magnifico, sto ballando con un ragazzo e non sto neppure svenendo. Ora poi mi sta anche sorridendo, a me, si Laura sta sorridendo proprio a te. Questa poi Laura non te la dimenticherai mai…

1.12.06

I passi: racconto tra Rachele e Orietta in una città dell’India

Racconto tra Rachele e Orietta in una città dell’India con “io pensante” di Orietta

Incontrai Rachele in una caotica città dell’India. Mi sembrava la persona giusta e le chiesi “sei qui da molto?” lei rispose “magari, io ho sempre tanto da fare!”. Forse non mi ero spiegata bene e osservai “c’è molta confusione in questa città” per sottolineare che mi era difficile orientarmi in un luogo così diverso da quello in cui vivo. Rachele mi chiese se mi piaceva quel rumore, io seccamente le dissi “no”: non ero concentrata su quello. Lei mi chiese “perché?” e finalmente riuscii a parlarle dell’oggetto dei miei pensieri ”sto cercando un bambino…ma non ho l’indirizzo, non ho le mie valigie”. Volevo chiederle aiuto, avevo bisogno di travare quel bimbo ma non sapevo se era disponibile. Lei si disse dispiaciuta per ciò che mi era successo e mi chiese, finalmente, se desideravo essere aiutata. Accettai con entusiasmo. Subito dopo però Rachele mi spiazzò con questa frase “lontano da tutto, chiedi ad un anziano”. Sbigottita domandai “perché?”… Se mi guardavo introno c’erano molti anziani…era veramente complicato chiedere ad uno di loro, non conoscevo la loro lingua e mi sembravano molto impegnati a meditare (non posso disturbare una persona così presa!). Rachele continuò “eh, a fare i buoni ci si rimette sempre!”. Capii che ero fuori strada, dovevo trovare una soluzione diversa perché lei non mi voleva o poteva aiutare così pensai di chiederle se conosceva qualcuno che mi potesse ospitare e le spiegai anche che non avevo soldi. Lei rispose “sempre dritto, fino in fondo alla via”. Nella speranza che mi accompagnasse e mi indicasse la persona che mi poteva ospitare le confessai che mi ero persa. Ma questa volta Rachele replico, con mia grande sorpresa “Anche qui sono sperduti…capirai! Serve coraggio per cercare chi si è perso”. Questo mi piaceva e le feci capire che la sua risposta aveva colpito il mio cuore. Rachele mi ringraziò e mi chiese anche se poteva seguirmi nel viaggio incontro al bambino. Naturalmente accettai.

28.11.06

I passi: dialogo tra due personaggi di Orietta e Rita

Dialogo tra Orietta e Rita che rappresentano due personaggi in una situazione inventata

Guarda cos’è?

Ma, non so, scusa siamo all’imbrunire, eppure mi sembra una luce molto forte, non è normale! Ci avviciniamo? Però devi camminare piano, perché ho male ai piedi e cammino con difficoltà.

Si non ti preoccupare, ti aiuto io, dammi la mano…Mi sto sporcando le scarpe con l’erba! Facciamo silenzio!...io ho paura!

Perché hai paura? Non senti c’è una musica molto dolce che ti rapisce, non l’hai sentita! Io mi sento bene, non mi fa più male il braccio e riesco pure ad aprire la mano. Guarda i lampioni sono scoppiati, c’è una cascata di scintille, è bello!

Si, la sento la musica…che bella! Dopo andiamo a bere il latte?...Andiamo a vedere da vicino, che belli quei colori che vengono dal cielo. Corriamo?

Proprio correre non ci riesco, anche se i calli stranamente non mi fanno più male. Guarda c’è altra gente che si dirige verso la luce, prima non mi sembrava ci fosse qualcuno. Vedi là lontano, ci sono delle luci intermittenti che sia un’ambulanza, o la polizia?

I vigili? Mariangela, sono i vigili? Brr che vento, senti anche tu? C’è anche un buon profumo. Andiamo a vedere! Ci sono i vigili?

Senti, ma ti preoccupa il fatto che possano essere i vigili? Non spaventarti, ci sono io…e poi è vero, c’è un buon profumo. Andiamo affrettiamoci, sento sempre più forte la voglia di andare là. Vedi c’è anche una scala che sale verso il centro della luce. Dai andiamo!!!

Si, corriamo!! E i vigili?

26.11.06

I passi: due personaggi di Orietta

I.

Si chiama Ines, ha una trentina di anni, abita in una cittadina di provincia, dove è tornata dopo l’Università. Lavora come organizzatrice per una grande azienda.
Le piacerebbe molto fare la regista, anzi le riesce .
Quando ha tempo viaggia e va trovare i suoi amici in tutto il mondo.
Tutti la conoscono per la sua ironia. Sicurante non potrebbe accettare di prendersi troppo sul serio. La sua famosa esclamazione è “è una persona con la carne intorno” ( o qualcosa di simile). Difficilmente racconta sempre la stessa cosa, non è ripetitiva.
Si vanta spesso di partecipare ad laboratorio teatrale con un gruppo molto unito.
Le piace molto fotografare le emozioni e non sopporta la mancanza di attenzione nei confronti dell’altro.
Crede di avere un difetto: essere troppo perfezionista.
Un giorno ha fatto una cosa inconfessabile: ha mangiato un piatto di pasta con i gamberi e la panna, cosa che non può assolutamente permettersi.
Vorrebbe trasferirsi a Roma e se avesse un figlio la sua vita cambierebbe.
Ha il terrore di essere banale.
Quando vedrà nascere la sua nipotina, che sta aspettando, sicuramente si commuoverà.
Il suo desiderio potrebbe essere quello di fare un corso di flamenco.
La rende felice leggere libri interessanti.
Quando si sposta usa sempre la bici.
Per consolarsi si compra una borsa grande di stoffa e una stampa indiana.
Quando deve nascondersi va da suo fratello.
Il suo sogno ricorrente è quello di essere la protagonista di un viaggio in Nepal alla scoperta di una pietra antica.
Si preoccupa principalmente del benessere dei suoi amici e delle persone che le vogliono bene. Con gli amici è solare, ironica, pungente e sensibile.
Spesso la si incontra nei luoghi più strani ma adora andare al cinema.
Ama mangiare il sushi.
Si veste mescolando gli stili in modo semplice.
Il suo colore preferito è il rosso.
Per conquistare usa lo sguardo come una lama.
Ogni anno va a cena con i compagni dei classe delle elementari.

II.

Si chiama Pippi ha 46 anni, abita nella campagna di un piccolissimo paese dove è rimasta per tutta la vita. Solo raramente le succede di andare in città.
Non lavora e trascorre le giornate preoccupandosi di controllare gli altri.
Se lavorasse vorrebbe fare la ricamatrice.
Quando ha tempo libero si occupa di giardinaggio.
È molto famosa per essere appiccicosa come una mosca sul miele.
Non accetterebbe mai di andare con la testa sott’acqua.
Esclama sempre “i vigili…ho paura dei vigili!” e racconta sempre di quando si è recata al comando dei vigili per mostrare il suo tesserino di riconoscimento.
La sua vita è cambiata quando ha iniziato a frequentare un gruppo teatrale: finalmente anche lei aveva qualcosa da raccontare agli altri.
Si vanta spesso di essere una primadonna.
Le piace moltissimo bere il latte caldo con lo zucchero e il cacao.
Non sopporta che un maschio si avvicini ad una donna che ha figli.
L’idea di avere dei difetti non la sfiora minimamente.
Ritiene di aver commesso un gesto inconfessabile: è andata al bar con il padre, ha giocato a carte, bevuto e fumato.
Non ci pensa proprio a trasferirsi in un luogo diverso da quello in cui abita: quello è il suo mondo e altro non esiste.
Forse, se avesse qualcuno che si occupasse di lei in modo diverso, la sua vita cambierebbe.
Ha il terrore di essere sgridata severamente al punto che, se immagina che ciò possa avvenire, si “procura” una tosse fortissima e incessante fino a diventare cianotica e rischia di soffocare.
Se suo cugino Eddy le desse una sberla, Pippi sicuramente piangerebbe, non per il dolore ma per l’affronto ricevuto e lo direbbe subito al suo papà.
Il suo desiderio è sposarsi con qualcuno, non importa chi.
È felice quando viene presa in considerazione.
Per spostarsi usa le sue gambe, che non stanno mai ferme.
Per consolarsi vorrebbe andare a prendere un caffé con il suo amico Luigi.
Pippi non si nasconde mai, deve sempre farsi vedere!
Il suo sogno ricorrente è andare in città.
Si preoccupa sempre e solo degli altri, poco di sé stessa. Con gli amici è premurosa all’inverosimile, ripetitiva, ossessiva.
È soprannominata “Winnie the Pooh”.
Il suo piatto preferito è la pasta al pomodoro.
Di solito si veste malissimo e a strati interminabili, con abiti vecchi, non sempre puliti, colori mai abbinati .
Pippi ama tutto ciò che è colorato, una leggera predilezione per il rosa.
Quando cerca di conquistare un uomo sembra una domatrice di scimmie.
Tutti gli anni va alle terme.

22.11.06

I passi: altre immagini



Questa immagine è un albero ribattezzato farfalla.
Sopra A e B abbiamo incolonnato un dialogo costruito con il sistema dell'albero (due gruppi portano avanti a biglietti un dialogo: il primo ne mette uno, l'altro gruppo risponde e così via). Poi però i gruppi si sfaldano e l'individualità di diffonde sia nell'inserimento dei biglietti del dialogo portante (quello nelle colonne sopra A e B), sia nei biglietti che si affiancano ad esso orizzontalmente. Questi ultimi, sono annotazioni che riguardano il pensiero del personaggio che parla, all'altezza alla battuta cui sono affiancati. Gli intrecci di pensiero (come un ego e un alter ego) possono complicarsi.
Il risultato del nostro esperimento è stato questo, dalla forma più di farfalla che di albero. Un cespuglio?

21.11.06

I passi: i personaggi di Elisa

RITRATTO:
Marco ha ventisei anni, e abita in un paesino molto piccolo alle porte di Codigoro, dove ha vissuto gran parte della sua vita, perchè il resto del tempo lo trascorre al C.S.R. "Il Faro". Ogni giorno frequenta il "suo" centro diurno con entusiasmo ed interesse, anche se per stupirlo non ci servono gosse cose, visto che il suo maggior interesse durante la settimana è quello di fare una passeggiata per il mercato.
Il suo scopo nella vita sarebbe quello di diventare carabiniere ma si accontenta di stare con noi gran parte della vita... Al Centro è famoso perché parla sempre e ogni giorno si e ci interroga sempre con le stesse identiche domande, ma ognuno è bello perché particolare, no? E oltre tutto è anche molto brontolone, anche se alla fine fa sempre tutto quello che gli viene chiesto, non credo ci sia qualcosa che non farebbe mai.
Tutti i giorni arriva al centro esclamando: "Novità?"e poi avvicinandosi alla foto sui cartelloni descrive quello che la foto rappresenta. La sua vita è cambiata da quando viene al centro perché così può fare molte cose visto che a casa non può muoversi molto liberamente. Si vanta spesso di sapere accendere e spegnere il computer, e credo sia una delle attività che gli piace più in assoluto fare, e non sopporta quando gli viene detto di no, che non si può fare tutto quello che vuole, e questo lo fa arrabbiare moltissimo, visto che lui può fare tutto perché è senza difetti.
Sicuramente nella sua vita avrà anche fatto qualcosa di inconfessabile, come tutti credo del resto, ma io proprio non lo so.
Secondo me si vorrebbe trasferire al mercato o vicino alla scuola superiore di Codigoro, ne parla sempre e magari gli potrebbe anche cambiare la vita, si sveglierebbe con il sorriso tutti i giorni.
Ha paura della saldatrice che usa il padre. Io non lo ho mai visto piangere e non so cosa potrebbe scatenarlo.
Un suo desiderio ricorrente è di avere il calendario del 2007 e di ritornare alla scuola superiore.
Di solito per spostarsi aspetta di salire in pulmino o sulla macchina con il papà... altrimenti cammina... Per consolarsi si rifugia dalla mamma e per nascondersi va in camera sua.
La sua principale preoccupazione è di sapere se suo fratello sta bene o no, infatti appena non lo vede lo va a cercare. Con gli amici è dolce e gentile anche se è soprannominato "Peso".
Se lo si vuole incontrare si deve venire al Centro o a casa sua. Lui mangia tutto non ha alcun problema con il cibo, anzi mangia fin troppo.
Di solito si veste con la camicia con taschino laterale per metterci i numeri del lotto, maglione, jeans, e scarpe nere, indossa sempre un cappello dell'AGIP giallo, e credo che sia uno dei suoi colori preferiti.
Esprime molto liberamente i suoi sentimenti e se gli piace qualche ragazza lo dice facendo finta di scherzare.Tutti gli anni, come tutti i giorni guarda il calendario studiando i giorni che trascorrerà a casa e quelli al centro.

IL CONTRARIO:
Ocram ha 62 anni, e vive in una grandissima città, dove si è appena trasferito con tutta la sua famiglia. Raramente frequenta il C.S.R. "Il Faro" a Codigoro, visto che è molto lontano dalla sua città, e anche perché non gli piace per niente quello che viene fatto li.
Il suo scopo nella vita è quello di fare il ladro di professione, e quando ha tempo si allena in questo.
Al Centro è famoso perché non parla mai, non saluta neanche appena arriva, e non fa assolutamente mai quello che gli viene chiesto, è molto scortese e maleducato. La sua vita credo essere stata sempre uguale, fa sempre solo quello che vuole sia a casa che al centro. Gli piace moltissimo frequentare l'attività di teatro e odia tutto il resto, e si vanta anche di essere un attore nato, non sopporta assolutamente quando un operatore lo asseconda nelle sue iniziative.
Non ha mai fatto niente di inconfessabile, anche perché lo confessa sempre ma io non ve lo posso dire perché è un segreto tra di noi.
Non vuole assolutamente trasferirsi perché a casa sua sta benissimo e perché odia il mercato e gli vuole stare il più lontano possibile. Potrebbe cambiargli la vita il lavorare in una bancarella di cassette per il registratore.
Non ha paura di nulla anche perché tutti i giorni usa la saldatrice insieme al padre, anche se però piange tutti i giorni per i motivi più futili.
Il suo desiderio ricorrente è quello di far sparire tutto ciò che scandisce il passare del tempo.
Per spostarsi usa una bicicletta e si muove solo con quella. Per consolarsi va da qualsiasi estraneo e si rifugia nel bosco dietro casa.
La sua principale preoccupazione è di stare bene, non si preoccupa neanche mai del fratello che è sempre con lui.
Non ha amici perché con loro è cattivo, anche se però è soprannominato "Simpaticone".
Spesso lo si incontra per strada che gira con la sua bicicletta.
Non mangia praticamente nulla, solo minestrina in brodo, che è il suo cibo preferito, infatti è molto magro.
Di solito si veste con la tuta e le tennis, indossa tutti i colori tranne il giallo perché odia quel colore. Per conquistare fa molta fatica perché non esprima mai quello che prova.
Tutti gli anni ruba sempre i calendari e li butta via.

RITRATTO FANTASTICO:
Brilla ha seicento anni, ed è nata e tuttora abita su una bellissima stella vicino vicino alla luna. Per lavoro conta le stelle che la circondano anche se le piacerebbe di più vivere proprio sulla luna. Nel tempo libero osserva il "Piccolo principe" sul suo pianeta, infatti Brilla è famosa per questo, per spiare chi la circonda, non accetterebbe mai di non poter più osservare il mondo e chi la circonda. Tutte le volte che la si incontra dice: "Come brilli questa mattina!" e racconta sempre di quando lo ha detto la prima volta e ha fatto innamorare di lei il più bel principe della Luna, e lo racconta sempre proprio perché questo evento le ha cambiato la vita.
Si vanta spesso di vivere sulla stella più bella, perché le piace molto addobbarla e renderla ancora più luminosa. Non sopporta quando le staccano la corrente e infatti una volta si è attaccata alla presa di corrente della Luna, ma non lo ammetterà mai, perché è un super segreto.
Il suo più gran difetto è prendere tutto alla leggera, niente gli potrebbe cambiare la vita perché è troppo contenta di quello che ha, cioè tutto. Il suo terrore è di non potere più vedere la sua stella e solo questo la potrebbe far piangere.
Il suo desiderio è di vivere per sempre, almeno fino a quando la sua stella brillerà. Per spostarsi usa la stella cadente che passa raramente ma molto veloce. Per consolarsi va a parlare con li "Piccolo Principe" e va da lui per nascondersi. La sua preoccupazione è di avere la stella più luminosa.
Brilla è l'amica che tutti vorrebbero avere ed è soprannominata Bri.
Spesso la si incontra sulla via Lattea a fare compere.
Il suo piatto preferito sono i petali di rose.
Si veste solitamente con vestiti lunghi molto eleganti di colore bianco.
Per conquistare basta che sorrida, e tutti gli anni regala per Natale insieme a Babbo Natale un sacco di Doni a tutti quelli che conosce.