le altre parole

Le altre parole sono quelle che non si dicono nello spazio concreto degli incontri, sono quelle che sfuggono all'attimo, ma si raccolgono tra la sabbia del "volevo dire", sono le frasi che possono colorare di rosso le guance e per questo si preferisce scriverle, sono i racconti che hanno bisogno di tempo, sono il filo di lettere che cerca di tenere collegati due momenti distanti, sono le parole che hanno bisogno di restare fisse e ben visibili da tutti... scrivi a mirkoartuso@libero.it

1.12.06

I passi: racconto tra Rachele e Orietta in una città dell’India

Racconto tra Rachele e Orietta in una città dell’India con “io pensante” di Orietta

Incontrai Rachele in una caotica città dell’India. Mi sembrava la persona giusta e le chiesi “sei qui da molto?” lei rispose “magari, io ho sempre tanto da fare!”. Forse non mi ero spiegata bene e osservai “c’è molta confusione in questa città” per sottolineare che mi era difficile orientarmi in un luogo così diverso da quello in cui vivo. Rachele mi chiese se mi piaceva quel rumore, io seccamente le dissi “no”: non ero concentrata su quello. Lei mi chiese “perché?” e finalmente riuscii a parlarle dell’oggetto dei miei pensieri ”sto cercando un bambino…ma non ho l’indirizzo, non ho le mie valigie”. Volevo chiederle aiuto, avevo bisogno di travare quel bimbo ma non sapevo se era disponibile. Lei si disse dispiaciuta per ciò che mi era successo e mi chiese, finalmente, se desideravo essere aiutata. Accettai con entusiasmo. Subito dopo però Rachele mi spiazzò con questa frase “lontano da tutto, chiedi ad un anziano”. Sbigottita domandai “perché?”… Se mi guardavo introno c’erano molti anziani…era veramente complicato chiedere ad uno di loro, non conoscevo la loro lingua e mi sembravano molto impegnati a meditare (non posso disturbare una persona così presa!). Rachele continuò “eh, a fare i buoni ci si rimette sempre!”. Capii che ero fuori strada, dovevo trovare una soluzione diversa perché lei non mi voleva o poteva aiutare così pensai di chiederle se conosceva qualcuno che mi potesse ospitare e le spiegai anche che non avevo soldi. Lei rispose “sempre dritto, fino in fondo alla via”. Nella speranza che mi accompagnasse e mi indicasse la persona che mi poteva ospitare le confessai che mi ero persa. Ma questa volta Rachele replico, con mia grande sorpresa “Anche qui sono sperduti…capirai! Serve coraggio per cercare chi si è perso”. Questo mi piaceva e le feci capire che la sua risposta aveva colpito il mio cuore. Rachele mi ringraziò e mi chiese anche se poteva seguirmi nel viaggio incontro al bambino. Naturalmente accettai.

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